domenica 28 dicembre 2008

FINALLY



1.

Bisognava solo aspettare.

Ogni giorno mi sono consumata un poco.

Non potevo sopprtare che gli sfiorassero nemmeno un millimetro quadro del corpo che è

anche un po' il mio.

Ci siamo svegliati all'alba di giorni e giorni senza dormire

per parcheggiare in autosilos deserti e camminare nel gelo della mattina ancora settimina.

Per non guardarlo in cuffietta verde, ho letto come un'ossessa.

Dava a tutti del lei mentre a lui toglievano i diritti civili.

La sua dolcezza mi fa male più di qualsisi cattiva notizia

che poi non è arrivata.

Allora ho abbracciato mia madre sulla porta di casa,

i ciclamini erano stati piantati di fresco, il pungitopo sfolgorava nel pomeriggio e il melograno era nudo.

Insomma, tutto come prima.

Solo che io sono invecchiata di 100 anni.

2.

Poi è toccato a me.

Di colpo è arrivato il futuro ed ho dovuto fare le cose del futuro.

Guidare alle 4 e mezza del mattino.

Da sola.

Viaggiare con molti mezzi.

Da sola.

Fare strade e strade che non conoscevo.

Ma siccome mi ero già immaginata tutto innumerevoli volte prima ancora che il futuro arrivasse, ero pronta, ero pronta a qualsiasi cosa.

Ciondolo con la schiena a pezzi e il taier sempre più logoro e grigio.

Mi fermo a mangiare in un posto deserto.

La sporcizia mi ossessiona alla stregua delle zip e delle fessure tra le mattonelle.

Continuo a leggere nell'attesa.

Aspetto ore ed ore perchè nel futuro scopro che c'è ancora l'attesa.

Vivo, faccio le cose come nel copione.

Mi rendo utile a tanti km di distanza.

Faccio le cose che mi hanno detto di fare e sono una giovane vecchia che recita la sua parte nell'universo.

Verso le sette e mezzo della sera, sono stremata, ho finito tutte le parole, messo una decina di firme, stretto una quarantina di mani, sorriso a comando almeno 15 volte, ho avuto paura abbastanza: sono un'adulta.

Recupero la macchina e fanno 16 euro di parcheggio, sbaglio strada e invece che per Brindisi, continuo per Foggia, me ne dispero ma tanto non mi sente nessuno. Torno a casa e non c'è nessuno. Tra due giorni è Natale e siamo tutti da soli sotto il medesimo tetto. Detesto la mia camera da etto. Mettermi a latto. La notte.

3.

E' l'una e mezza del mattino.

Il locale è semideserto.

E' piccolo. Sospesa nel cielo del soffitto c'è una cornucopia di rami secchi che erutta pigne e altre porcherie unitamente e lampadine e palle di natale.

Ho ordinato un S&C che dopo il kebab non ci sta bene ma ne avevo voglia come l'ultima volta che mi ha stupita. Anche quel giorno, S&C.

Ora siamo seduti dallo stessa lato della panca, di spalle al muro, siamo abbracciati, suona un disco di paolo conte e ho conosciuto tutti i suoi amici.

Siamo stanchi, tutte le preghiere sono state esaudite, io ho dato l'ultimo esame, la lente a contatto è come uno spillo nell'occhio destro.

Perchè mi tocca pure essere bella.

giovedì 18 dicembre 2008

TO BE BOLD AS LOVE



I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.

Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.

Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.

La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.

Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.

Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.

Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.


(Amelia Rosselli, una poesia)


Da anni mi preparavo a questi giorni.

Non ho scelta che una certa solitudine.

Mi è necessaria.

Farò ogni cosa.

Non ho paura di niente.


domenica 14 dicembre 2008

UPLOAD



Adoro la banalità degli eventi.


Il Natale che arriva,

il consumo di tavor che aumenta,

le tasse,

le tredicesime (ire del Capo),

il fioretto della cioccolata automaticamente varato senza nemmeno decidere cosa chiedere in cambio,

il menù delle feste,

il terrore della bilancia,

la nostalgia per le amiche lontane,

recuperare amicizie sospese per evitarne la prescrizione,

fatalmente.


Mi rassicura la banalità degli eventi

come i clienti che si fanno lo sconto da soli, i piccoli intrighi della gente con cui dividi la vita, la miseria di certe scoperte davanti alla quale non fai più la faccia stupita ma spallucce e sorrisino. Sono scommesse dall'esito talmente ovvio che si vince pochissimo.


Anche io non sono niente di speciale.

La mia vanità mi fa sussultare per telefonate notturne.

Camminando su strade bianche che conoscono già la suola delle mie stuart weitzman, ma di collezioni più vecchie. Sedendomi in caffè la cui tappezzeria conosco già a memoria. Sussultare per pensieri solo miei che fuori dalla testa sarebbero come sguainate spade.


Non sono niente di speciale.

Col tempo tuttavia ho preso atto della mia umana pericolosità e sto attenta.

Credevo fosse mio dovere di adulta, la prudenza.


Ma a quanto pare, non tutti sono dello stesso avviso.

sabato 22 novembre 2008

BUONE NOTIZIE



Oggi ho appreso di non avere la cellulite.


Katia ha azionato il letto graticola, ha messo le luci su "verde oblio", ha acceso almeno 80 candele e ha messo dei cosi a squagliare in apposite acquasantiere. Mi sono spogliata completamente e lei mi ha allungato un paio di mutande di carta cioè un riassunto di mutande, di carta.


Ha lavorato in silenzio per 50 minuti mentre la musica di sottofondo mi faceva pensare al film Rosmary's Baby.


Poi abbiamo parlato mentre io eseguivo la imposta bevuta di una tisana bollente come l'inferno e mi ha detto, non hai la cellulite.


Questa è una gran bella notizia.


Dacchè, nella vita, non ci mettono niente a dirti che sei intelligente, poco portata per la matematica, simpatica, con poca attitudine al lavoro di gruppo ecc. ma nessuno mai che si prenda la briga di dirti sarebbe ora che ti sbianchi i denti, è meglio che ti fai un peeling, il tuo punto forte sono le caviglie, hai/non hai la cellulite.


So di avere un problema in meno.


In tempi come questi, non è poco.


Tuttavia, Katia, che ha studiato da ayurveda, ha anche aggiunto, smettila di provare rabbia, il tuo corpo non ti sopporta più.


Vorrei vedere lei, se non lavorasse in un posto talmente ben parquettato e pulito. Vorrei vedere lei, privata di unguenti e musica soffusa....

sabato 15 novembre 2008

MENTRE TI ASPETTAVO HO PREPARATO LA VALIGIA



Stanotte ho sognato di ascoltare un disco dei Massive Attack che non posseggo.

Ricordo che ero in un negozio, forse in un camerino e sentivo questa musica mondiale e allora chiedevo al proprietario del negozio cosa diavolo fosse e lui diceva che era un disco vecchio dei Massive Attack. Ciò mi confondeva ma ero sicura che poi sarei andata a casa e l'avrei scaricato assieme all'ultimo disco dei Calexico.


Poi invece oggi era sabato e quello era un sogno e l'ultimo disco dei Massive Attack che ho comprato era ten thousend windows e non anche la successiva colonna sonora del film che forse si chiamava Alpha Dog (? non ne sono sicura)


In realtà non ascolto molta musica perchè vivo velocemente e in posti chiusi. Mentre lavoro non riesco ad ascoltare musica perchè il mio lavoro implica che uno deve pensare e non fare due conti e buttare giù due linee con la matita. Devi pensare ed io sono lenta di pensiero, devo ammettere.


Sono però stata a vedere un film francese molto gradevole che si chiama Giù a Nord e in questo film si ride un sacco. Penso che alla mia amica Mostra piacerebbe. Stranamente, mi ha fatto molto ridere.


Ora fuori sta piovendo ed io ho definitivamente mandato a fare in culo Murakami ed il suo Dance Dance Dance perchè dopo l'incontro con l'Uomo Pecora ho capito che non avrei più potuto sopportare oltre, da lui. E' così pietistico e garbato e moscio che veramente, non me ne vogliate, non capisco come fanno un sacco di persone che conosco a dire che è un Romanzo Fondamentale. Ho cominciato tuttavia un romanzo di un altrettanto giapponese che si chiama Kazuo Ishiguro .

Il romanzo si chiama "Non lasciarmi" e averlo cominciato mi costa un notevole atto di fiducia visto che è l'unica lettura che mi porto adesso che sto per partire per una settimana.


Domani parto, vado a fare una cosa abbastanza impegnativa che ci vuole persino il dizionario di inglese. Poi si fa un esame e insomma...boh. Fare la valigia ci ho messo esattamente mezz'ora ci ho consistito nel fare a panino n. 4 taier (due gonna, due pantaloni) poi infilare 4 camicie, poi la biancheria e un pigiama. Ho anche un biuticheis fisso cioè permanente che lo uso sempre, basta infilarlo nella valigia. Lo nutro saltuariamente quando ciondolo in aeroporto o alla stazione termini basta andare da sephora e comprare cose nane regolamentari per l'aereo, per ogni cosa.


Sono contenta di partire perchè so che passerò molto tempo da sola alla sera e potrò guardare tanta tv cosa che mi rilassa moltissimo, soprattutto italia uno che da anni io faccio una terapia di mezz'ora al giorno italia uno: ti rende una persona meno problematica, ti aiuta a ridimensionare le tue personali problematiche e rinvigorisce l'autostima.


Ho molti propositi per il tempo che viene, se dovessi scegliere una colonna sonora sarebbe senza dubbio il disco di Malika Ayane (dentro ci sta Paolo Conte che suona il kazoo, basta così)!


lunedì 10 novembre 2008

HOMELAND


Non mi starò certo a vantare della fortunosa circostanza che ha voluto io vedessi, toccassi, annusassi Lou Reed e nemmeno dell'enorme privilegio di aver trovato i biglietti per assistere alla performance della di lui moglie Laurie Anderson, però tanto è.

Lou Reed mi è passato davanti due volte. Così ho potuto vedere che è trasandato come se avesse appena lasciato la sua stanza per andare a comprare un pacco di sigarette e appunto profuma di sigarette, alcol, sudore e gomma bruciata. Porta gli occhiali, è timido ed impaurito dalle persone, non credo usi uno sciampo di marca.

Laurie Anderson è di poco diversa da mia zia Pinuccia quando la vai a trovare un giovedì sera qualunque che stira fumando e guardano Pupo alla televisione. Braghe larghe, camicia, ballerine di velluto rosso fuoco, un non taglio di capelli ed una "enorme scienza" dentro le mani, la testa.

Il palco era minimale, anzi no, essenziale. Scuro, con i suoi due musicisti a latere, poi delle lucine sospese, le candele, lei col violino ed il leggio. Sopra il palco un piccolo rettangolare monitor su cui scorrevano le traduzioni della sua oratoria.

Ora, non è che io sia colta come i giornalisti di Gazzetta che fanno i paragoni con gli Uccelli di Aristofane e Uccellacci ed Uccellini di PP Pasolini, ma evidentemente il tema portante di tutta l'oratoria era la memoria e poi molte riflessioni anche politiche sui tempi che corrono, sull'america, sul modo di pensare della gente, così....senza pretese (secondo me. Dusty invece dice che è pretenziosa).

Laurie Anderson ha una voce meravigliosa, perfetta, precisa, pulita. Ha una voce rassicurante, universale. I suoi testi erano facili, ma anche poetici e commoventi e lei è una donna senza tempo, con l'esperienza di una vecchia ma la sensibilità e le speranze di una ragazza. io la vedevo come una ragazza sul palco anche perchè ha un ritmo, conosce un ritmo molto giovane perchè la sperimentazione è onotologicamente giovane, cioè io la trovo così.

La musica elettronica io la capisco ed è la mia musica perchè io sono stata giovane negli anni 90 e in quell'epoca facendo un percorso a ritroso, sono andata dai massive attack a brian eno, da Kruder&Dorfmaister ai Kraftwerk ed ho conosciuto Tricky prima di Afex Twin, ma in lui ho riconosciuto una pietra miliare del genere, una specie di totem o chissà che cazzo in mezzo alle onde elettroniche di quelle sere di Macchia Nera, di Brancaleone, di feste nei garage degli amici o in mezzo alla campagna coi Cornucopia che erano un gruppo di Dj del mio paese. Prima dei Daft Punk, prima degli Underwold, quasi vicino agli Underworld e poi da più grande sono approdata a Philip Glass ma ero già formata e sapevo distinguere ogni cosa con estrema lucidità.

Ho conosciuto Big Science grazie a Brian Eno e Brian Eno grazie a David Byrne e David Byrne grazie all'avvocato dove facevo pratica che una volta mi scrisse ai bordi di un verbale, che dovevo ascoltare In the bush of ghosts (e poi l'ho incontrato anche al concerto di laurie Anderson ma lui non mi ha visto).

I percorsi della formazione musicale sono buffi e casuali. Gente che viene e ti porta il suo gusto e tu decidi in un momento, in una sera, se farlo tuo.

Io da giovane, nel 1993 ho conosciuto un ragazzo che si chiamava Renzo. Lui mi faceva delle tdk con la musica di Leonard Cohen e poi suonava la chitarra e una volta ad una cosa dell'Arci, quando la cosa dell'Arci era finita, siamo rimasti in disparte e lui mi ha cantato e suonato Satelite of love ed io ho così conosciuto Lou reed (ma lui stette ben attento a non dire una parola su Nico).

Nel 1998 ho conosciuto all'università un ragazzo che si chiamava Fabio, lui mi ha fatto ascoltare una canzone di Nico che si chiamava Femme Fatale, così sono stata di Nico.

Nel 1999 una ragazza erasmus di nome Karine che dio solo sa perchè dormisse a casa nostra su un'amaca tra due colonne del corridoio, mi fece una tdk con il disco Transformer. Mi tornò in mente Satelite of love ed un sacco di pezzi si composero nell'enorme mosaico della mia testa cinese.

Mi rendo conto che sto divagando, ma anche non sono completamente fuori tema perchè Homeland parte dalla storia della memoria (un uccello tra gli uccelli che planano nello spazio che non conosce terra, non sa dove seppelire suo padre non essendoci terra e allora lo seppellisce nella propria nuca e così nasce per la prima volta il ricordo, la memoria). Io durante il concerto ho pensato a tutto e anche ai viaggi che ho fatto.

Soprattutto mi è tornata in mente NY perchè Laurie Anderson porta moltissimo la sua Homeland dentro di sè e nelle sua musica e anche Lou Reed.

Sono andata a NY nel 2006, quando sono diventata avvocato. Non ero nè triste nè felice, ero stanca. L'America era lontanissima, in una settimana ho fatto tantissime esperienze come quella di essere malata nella stanza di un hotel sull'altra faccia della terra. L'esperienza del freddo del caldo del non mangiare e del farmi sistemare i capelli dalle ragzze portoricane. L'esperienza di Tiffany e quella di lasciare un uomo senza dirglielo, senza che lui lo sapesse, mentre tornavo da Ellis Iland perchè in quel breve tragitto di traghetto avevo capito tante cose e mi era ad un tratto perfettamente chiaro dove non volevo andare mai più.

Mi sono tornati in mente Renzo (che ora ha un figlio), Fabio (che ora vive all'estero), Karine (che era di Parigi ma voleva vivere a Martina Franca), Susanna (con cui ho viaggiato moltissimo e che chiamo di notte), Marco (che dopo NY non ho più visto), l'avv. della pratica forense (che incontro spesso al lavoro) e tutta la musica che ho condiviso con loro. Veramente un sacco di musica. Come se la musica fosse alla stregua dell'acqua, una percentuale fondamentalmente significativa della nostra vita.

Nella mia vita del presente c'è il ragazzo con la barba che non odora più di cancelleria Stedler e ha le basette sempre meglio definite (non più merluzzi morti ai lati del viso). C'è il ragazzo con la barba con cui vado ai concerti e con cui faccio tutte le altre cose della vita, la cui presenza mi commuove dacchè conferisce un senso a Lou reed quando canta insieme a sua moglie, I'll be your mirror perchè è quello che anche noi ci diciamo reciprocamente (e talvolta è una minaccia?).

Un ragazzo che mi auguro non diemntichi mai la preziosa (ma perduta) arte della conversazione perchè ne ho moltissimo bisogno.

Per continuare ad adorare questo presente e a non rimpiangere niente di niente di quanto ho depositao nella nuca (il mio piccolo cimitero), per continuare a guardare quel deposito con il consueto sano distacco, come si guardano i film anche se sono i tuoi.

sabato 1 novembre 2008

L'UOMO CHE AMA un film di M.S. Tognazzi



Ieri sera siamo andati al cinema a vedere questo film di Maria Sole Tognazzi della cui esistenza mi sono ricordata giusto qualche tempo prima del film grazie al romanzo di Teresa Ciabatti.

Me la immagino timida e castana sempre giovane e con la camicia bianca, poi mi accorgo che faccio confusione con Sofia Coppola di cui invece ho visto tutti i film senza sapere che fossero i suoi.


Non me ne abbiano le registe dacchè culturalmente sono una capra e fruisco del cinema e della letteratura, dell'arte in generale, in maniera casuale e acritica. Non ho opinioni e normalmente, come una vera unna, delle cose sono in grado di dire solo mi piace non mi piace senza argomentazione alcuna.

Non per niente uno poi di lavoro fa...invece di...


Comunque sia, l'intero film si poggia su Favino Pier Francesco, uno degli uomini più sexi, più machi, più rappresentativi di questi nostri cinematografici e italiani tempi.


Lui veramente è un fico della madonna ed è anche di una sconcertante bravura e professionalità.

Non ho mai visto nessuno piangere come lui, incazzarsi come lui e fingere di vivere le storie dei film come fa lui. Ma soprattutto quando sta per scoppiare a piangere, quella è una cosa che mi colpisce moltissimo come la fa Favino. Con l'occhio che gli trema da dentro, la faccia che si dilata come prima del crolllo di una diga ed è inutile, la donna spettatrice si perde nella di lui interpretazione....


Comunque il film ha una simpatica struttura narrativa nel senso che all'inizio, quello che tu pensi sia l'inizio della storia, invece è la fine ma lo capisci alla fine, quando la storia finisce.


La storia parla dell'amore e della convivenza che ci è imposta con questo sentimento che è una sorta di esaurimento nervoso ma anche l'unico motivo per cui facciamo tutto il resto. Ovviamente esso ha una serie di effetti, conseguenze, controindicazioni e nostro malgrado talvolta ci rende carnefici, altre volte vittime.

E mentre siamo carnefici tendiamo tutto a minimizzare dicendo sono cose che capitano perchè così è la vita e andiamo avanti e ci facciamo i nostri beati cazzi, mentre quando siamo vittime assaporiamo fino in fondo il luttuoso sfacelo dell'abbandono con tutta la scia di sventure che si porta dietro come un corredo funebre, come un'eredità crudele, come se non bastasse tutto il resto.


Insomma Favino stava con la Bellucci.

Non è un caso che MS Tognazzi scelga la Bellucci per questo ruolo.

Come spesso accade nella realtà, donne strafiche come la Bellucci (di cui si vede giusto una mezza tetta sotto la doccia e poi molti primi intensi e mori primi piani dove lei è truccata benissimo e ha i capelli perfettamente castani e schiacciati alle radici come i miei mai potranno essere nella vita), creative (lei organizza le mostre, è un'artista!), affettuose, intraprendenti, ansiose di offrire al compagno un futuro di condivisione, di case più luminose, di pasti regolari e soprattutto di figli e stabilità, vengano mollate da un giorno all'altro senza un motivo preciso.

L'uomo forse si stufa di tutto il benessere le la stabilità che queste donne portano con sè. L'uomo comincia a sentirsi ansioso e insonne perchè inconsciamente sa che sta per fare una enorme cazzata mollando una strada sicura per un futuro incerto e di cene a base di contorni findus. Ma pure non può fare a meno e allora, approfottando della fortunosa circosatanza che la Bellucci non riesce a rimanere incinta, la molla (per tutto il tempo continuavo a chiedermi se la casa appena acquistata fosse rimasta a lei o a lui, se avessero già stipulato il contratto preliminare e il relativo mutuo e come si sarebbero regolati per le obbligazioni assunte).

A quersto punto MS Tognazzi se ne frega della Bellucci di cui non sappiamo più niente. Possiamo solo immaginare che come tutti, abbia passato un bel periodo di merda, senza figlio, abbandonata da Favino e forse senza nemmeno più la casa nuova. Ma di lei La Tognazzi se ne frega alla grande forse soddisfatta di aver servito ad una bonazza del genere una sorte cinematografica così crudele ed esemplare.

Di lei rimane solo una pinzetta per capelli in un cassetto.

Favino, da libero, una volta risolto il problema di liberarsi della Bellucci, una volta che suo fratello ha superato un serio problema di salute, se ne va in giro per Torino tutto contento e più fico che mai. Come spesso accade alle persone in questo stato di grazia, si imbatte in una bella cicognona rossa che lavora alla reception di un hotel. E' amore. Lei ha sei metri di gambe ed un'accento esotico, i capelli perfettamente tinti e cammina sui tacchi a spillo come se nella vita non avesse fatto altro che servire Yves Saint Laurent in passerella.

Insomma è veramente la donna ideale per chiunque.

Infatti non fanno che fare sesso per tutta la notte e lui davvero con lei sta benissimo. Lei dal suo canto esercita quella diabolica irritante tattica del bastone e la carota quindi nonostante belle cene, belle parole e tutto il resto, continua a farsi la sua vita, si rifiuta di vivere con Favino, di conoscere i suoi genitori e insomma è quella che ama di meno quindi ha più potere e se ne compiace alla grande. Alla fine, si rimette addirittura col suo ex di cui sembra idiotamente innamorata ma forse anche inevitabilmente innamorata visto che lui è sposato con figli e a certe donne le cose piacciono così. A certe donne se non le fanno sputare sangue non si sentono abbastanza innamorate. Cicognona è così infatti lascia Favino anche detto L'Uomo Sicuro e se ne torna dal suo amore complicato offrendo a Favino l'opportunità di capire cosa ha combinato quando ha lasciato la Bellucci.

Favino infatti passa un vero periodo di merda affrontando tutti i vari gradini della disperazione.

Il personaggio più interessante del film è la dott.ssa Campo ovvero la datrice di lavoro di Favino una donna in cui mi sono molto immedesimata nonostante la magrezza e la vecchiaia della stessa (ma forse anche io, dentro di me, sono secca e anziana). Questa donna è di mirabile antipatia, è una stronza impietosa e tratta tutti con enorme sufficienza. In realtà è stata mollata dal marito da due anni e sull'argomento la sa lunga.

Ad un certo punto dice una cosa molto vera e cioè che quando si viene lasciati è come un lutto, dicono. Ma in realtà è peggio di un lutto perchè se l'altro muore te ne fai una ragione e non è mica colpa tua. Soffri stai male, ma intanto la vita che ti resta ti consola ed è più forte e ti fa andare avanti. Ma quando l'altro ti lascia (magari per un'altra) beh è molto diverso perchè questo gran stronzo ha deciso scientemente di mollarti e tu non gli piaci più e tu non conti più un cazzo e non contano le promesse e le cose fatte assieme fino a quel momento e non esiste ragione o torto o discussione e soluzione, si è stufato di te e se ne è andato. Ha preferito la precarietà della solitudine alla gran rottura della quotidianeità con te o peggio, ha trovato qualcuno che ha reputato migliore di te, con cui adesso mangia, scopa, dorme, ride, viaggia, costrusce il futuro dove tu non ci sei ed è come se non ci fossi mai stato. Tu passi il tempo a dirti è colpa mia, non valgo un cazzo, ho fallito. Poi, dopo questa fase cominci ad abituarti al dolore e ci convivi ed è una straziante convivenza.

Molte persone dopo questa esperienza cambiano definitivamente e diventano diverse che non è sempre un male. Non è una esperienza che fanno tutti ma secondo me chi non la fa è un po' incompleto come essere umano. Cioè non potrà mai sapere che resistenza ha, quanto è in grado di sopportare, quanto bene vuole a se stesso e che capacità di ripresa ha.

Io penso che poi questo dolore se ne va e amiamo di nuovo. Se uno è intelligente e tiene a se stesso, se uno ama la vita, se uno non è uno squilibrato, prima o poi torna ad amare.

Io per esempio sono tornata ad amare.

Ovviamente non ho mai nè dimenticato nè tantomeno perdonato ma sono contenta perchè ho scoperto che il dolre mi rende particolarmente intelligente e creativa mentre quando sto bene, sinceramente tendo ad essere abbastanza noiosa ed ordinaria.

La maggior parte della gente noiosa e ordinaria è quella a cui nella vita va tutto bene.

C'è anche molta gente che pagherebbe per essere ordinaria e noiosa perchè non ne può più di disgrazie che però rendono simpatici, sociali, interessanti e immancabili nelle liste dei party.

Nel film c'è anche un'altra storia che è quella di Carlo il fratello di Favino. E' ghei, è in gamba è malato ed è positivo, è maturo, è intelligente ed è estremamente costruttivo. E' un personaggio privo di credibilità, quindi. Però fa bene al film e a suo modo assume un ruolo didascalico.

A me il film è piaciuto.

Non ho mai capito tanto bene un film (perchè è un film semplice).

Volevo poi discuterne con Dusty, ma lui come tutti gli uomini tende ad essere estremamente minimalista nell'esprimere i suoi sentimenti (ti amo tantissimo, sto bene con te, pomiciamo un pochino?) e quando formulo dei quesiti si limta a ripondere si, no, certe volte.....

Per me è sufficiente.

Per il resto, si va al cinema.

venerdì 17 ottobre 2008

I VANTAGGI DELLA LIBERA PROFESSIONE



Questa settimana sono un po' sfasata.

Ieri, credendo erroneamente che fosse sabato, sono andata a lavorare in tuta.

Oggi, credendo erroneamente che fosse domenica, mi è venuto uno dei miei soliti mal di testa di quando non lavoro.

Allora benchè sia venerdì ed io una libera professionista, ho deciso che non vado a lavoarare.

Esistono infatti nella vita, cose che hanno una prioirità assoluta

tipo farsi il peeling a metà a ottobre se nel tuo centro estetico lanciano la promozione

fatti un peeling per 25 euro.

Oggi avrei anche dovuto fare dei muffin cameo ma al supermercato erano finiti.

C'era la torta margherita buitoni e altre cose in polvere cameo, ma di cameo erano anche finiti i souflè quindi è stato meglio comprare una sfoglia per pizza che stasera spaccerò per mia.

Detesto fare ogni cosa di casa.

La spesa e tutto il resto e detesto la casa quando ci sono solo io che sono un'inetta della domesticità e non ho imparato un cazzo in 30 anni (di cui 4 ho vissuto da sola).

Quando qualcuno disgraziatamente, alla domanda retorica vuoi un caffè, risponde di si, poi passo due ore a pulire cl pennellino la macchinetta del caffè e a domandarmi perchè quasi a nessuno piace il nescafè.

Il nescafè è pratico come le spinacine AIA (che oggi sono riuscita a bruciare mentre leggevo il Venerdì di repubblica e non badavo al fornetto).

Le mie amiche invece sono bravissime a cucinare e sono donne di cui normalmente ci scrivono gli articoli sul mensile Amica.

Dal mensile Amica (che leggo a scrocco dal parrucchiere), ho scoperto un sito che ora è il mio punto di riferimento culturale e si chiama


Forse vado in ufficio, a questo punto.

Essere libero professionista, vuol dire che sei libero di non andare a lavorare, ma anche che se non lavori non incassi e normalmente il venerdì è un buon giorno per incassare.

Approfitterò allora dell'unico vantaggio reale della libera professione ovvero arrivare in Studio all'ora che mi pare (dopo il peeling), per uscire tuttavia ad orari altrettanto improbabili.

giovedì 2 ottobre 2008

COSE PER CUI VALE LA PENA VIVERE

Nelle mie ultime insonni notti a contare più che le pecore, i marroni che combino al lavoro, ho seguito gli insegnamenti del mio grande maestro di vita (che non è Diego della Palma) e mi sono messa a fare la lista di cose che mi piacciono moltissimo e che sempre, sempre, farò nella mia vita tipo leggere.

Ultimamente sto leggendo Bennet.
Bennet è uno che scopri così, per caso se per caso sei in Feltrinelli e non hai molto da spendere ma purtuttavia disdegni case editrici tipo boh, allora pensi un adelphi è sempre un adelphi.
Quindi Bennet.

E' uno che non ti delude mai ed è anche l'autore più volte dimenticato in aereo da mio padre (benedetto ragazzo e benedetti tascabili).

La sovrana Lettrice non è un tascabile ma sempre un Adelphi.

E' divertente e leggero, mette di buon umore e lo consiglio moltissimo se per caso è un periodo che non riuscite a dormire a causa della vostra coscienza professionale sconvolta, alterata ed umiliata dagli eventi (che forse vi avrebbero voluto bibliotecaria di qualche lercio archivio statale, professoressa di geografia alle magistrali, hostess della fiera del Levante, ecc.).

Se questo blog fosse una specie di lastfm dei libri direi che se avrete gradito Bennet potrete successivamente darci dentro con Sedaris e con Augustine Burroghs. Alcuni dei miei diletti, dilettissimi autori (che siano tutti ghei è solo una strana coincidenza. Comunque adoro i ghei soprattutto quelli che non fanno outing e sono tutti problematici e sull'orlo del pianto aqualsiasi ora).



Un'altra mia dilettissima autrice è Ciabatti Teresa che è anche mia coetanea. Tre anni fa la suddetta ha esordito in enaudi stile libero (mica cazzi) con il Romanzo Adelmo Torna da me. Questo romanzo a me è piaciuto moltissimo. Quindi l'ho passato a mia madre, a mia sorella, a Maria e a chiunque abbia un minimo di passione per la lettura.

E' un romanzo bellissimo e a sua volta duro sprezzante e ironico. Pure commovente e in ogni caso rivelatore della grande sensibilità e talento di questa Teresa Ciabatti che a dirla tutta, essendo una figlia della (da me deprecata) scuola Holden, non partiva tanto bene, ai miei occhi.

Invece è piaciuto a tutti i miei conoscenti amici e parenti.


Una volta allora le ho scritto e lei mi ha risposto perchè in Italia è così. In italia puoi contattare chiunque specialmente gli scrittori giovani che non avendo un vero e propio lavoro (secondo la mentalità comune) non fanno un cazzo tutto il giorno, forse se sono fortunati scrivono i quiz per jerry scotti.

Le ho detto senti Teresa, il tuo romanzo è fichissimo, abbiamo apprezzato in tanti. Lei invece era molto abbattuta perchè ai festini degli scrittori emergenti o forse degli ex allievi della scuola holden la trattavano tutti molto male. Immagino che ciò sia dovuto al fatto che teresa ciabatti per essere una scrittrice emergente, non è affatto nè una cozza, nè una psicopatica, nè una lesbica e nemmeno una fidanzata di qualcuno. Aggiungeteci anche che ha un vero buon gusto in materia di scarpe e borsette e avrete l'esatto e preciso quadro di scrittrice emergente che sta sul cazzo a tutti gli altri scrittori emergenti. E' un mondo molto brutto secondo me questo qui, al pari del tribunale, dell'ospedale, dell'auchan.

Che era tutta invidia è venuto fuori poi quando con il bistrattato romanzo Adelmo Torna da Me, il fratello di Virzì ci ha fatto un film (meno male che era un flop) e poi la "non brava" Teresa Ciabatti ha scritto le sceneggiature di film che sono molto piaciuti ai teen ager ovvero i film tratti dai romanzi di Moccia. A me Moccia mi fa cagare e lo odio ma teresa Ciabatti non doveva proprio essere un'asina se l'hanno chiamata a fare le sceneggiature.

Dico ste cose così, senza sapere nè leggere nè scrivere (come si sul dire).

Poi l'altro giorno che ero dal parrucchiere a farmi il ritocco frontale alle sette del mattino dacchè non avrei altro tempo per evitare la ricrescita, mi sono messa a leggere un sudicio numero della rivista Grazia e c'era l'intervista a Teresa Ciabatti in cui annunciava il suo nuovo romanzo I giorni felici. Questa è stata l'unica buona notizia della settimana.




L'unica cosa che mi dispiace molto è che in questo articolo Teresa dice del suo primo romanzo che è stato un disastro e che ora spera di recuperare. Secondo me le hanno fatto il lavaggio del cervello. Mi spiace molto.
Ora lei esce con Mondadori, spero le porti bene come ha portato bene ad Ammaniti.

Lo so, potrei sembrare leggermente fanatica, ma non me ne frega niente. Ho appena scoperto che non sono l'unica grupie di scrittori emergenti anzi ci hanno anche scritto un romanzo a proposito che si chaiama Vampirella. Non faccio niente di quello che viene narrato in questo romanzo perchè sono sempre stata una ragazza prudente e poi perchè una delle mie prime scrittrici preferite è stata Isabella Santacroce che uno lo capisce subito che è meglio essere prudenti.

***

nei giorni passati ho anche letto La guerra dei cafoni di D'Amicis e Paura della Matematica di Cameron. Inoltre, saltuariamente, quando frequento il bagno dei miei genitori mi intrattengo nella lettura frammentaria di Cotezee "Vergogna" che non so chi di loro sta leggendo con altrettanta frammentarietà. Ciò ha determinato un preoccupante accumulo ed arretrati nella lettura delle mie riviste giuridiche di cui tuttavia, me ne sbatto.














sabato 27 settembre 2008

IMPRESSIONI DI UN SETTEMBRE

venerdì, 28 settembre 2007



Vado a correre, sto diventando sportiva oppure la catena è scesa completamente.
Vado a danza, lo specchio mi restituisce l'immagine di una donna che non posso essere io.
Vado a sentire "La medium" di Menotti e penso a Monica.
Alla sua canzone.
Un ragazzo si avvicina e mi chiede da accendere.
E' magro, ha una macchina fotografica esagerata.
Mi chiede se mi può fotografare le scarpe.
Sono in piedi a fumare, non so che faccia fare:
lui si stende a terra completamente lungo sul pavimento e mi fotografa i piedi.
(...)
Centinaia di giacche e cravatte all'impiedi ascoltano altre cravatte che parlano dell'indennizzo diretto.
Cerco Basettoni ma non c'è.
C'è invece il solito Francesco Paolo Lamotte che incontro ovunque.
Mi dice l'ultima volta che ci siamo visti eravamo in acqua, al mare...
già, rispondo io.
Poi mi chiede se tasseranno tutte le rendite o no?
Io dico quelle finanziarie, no.
So che hai i capelli neri, che hai una lingua antica mentre la mia è solo liquida.
Spero la tua testa sia piena di numeri.

mercoledì, 12 settembre 2007

La mattina, quando mi sveglio alle sette e mezza, so perfettamente cosa stai facendo,
allora vado in bagno e dopo essermi lavata i denti mi attacco alla canna del listerine
per poi uscire dal bagno col mento blu, screpolato, come al solito abbastanza mefistofelica a chiudermi nella cabina armadio:
inventare il personaggio, coprire il suino rosa del petto sbronzato con i capelli sempre più lunghi e stecchi.

Ripercorro corso vittorio emanuele fino altribunale.
Via calefati fino al tribunale.
Anche via re david, verso un negozio che vende calzini di paul smith.

Parcheggio in doppia fila davanti al teatro, riprendo il teatro dei centri liquidazione sinistri, le librerie, i bar, il bar siciliano.
Tutto. Tutto era anche mio, già prima.

Il sole luccica sui manganelli, sulle radioline, sui nostri denti, sulle sigarette.
Sentire di non avere bisogno di niente, sentirsi liberi dopo 90 giorni di portare una croce, e invece adesso come prima. Come prima del sinistro.

Non bruci la città. Perchè la amo, era mia già da prima.
Non mi commuove più niente.
Non mi ricordo più niente.
Sei come le vacanze che si vincono coi punti del galbanino.

Siamo a livelli di comunicazione che potremmo parlarci in inglese.
Buon giorno buona sera cosa vuoi per pranzo, come stai.
Mangiare, svenire con le tapparelle chiuse.

So perfettamente cosa stai facendo.

Non ho mai più comprato un numero di linus.

Leggiti le recensioni. Regolati su quelle.

Ognuno è stato a sua volta cerapongo di qualcun'altro.

Sto bene come si sta bene ad un tratto.
In quella specie di coma.

Non avere bisogno di altro che svegliarsi, mettersi il rossetto, infilarsi un'uniforme comoda, spruzzarsi di bulgari rosa essenziale, mangiare cose diverse, mangiare:

Ogni tanto braccia che stringono braccia (ti perdono), ogni tanto sentirsi bagnare la schiena da lampi di elettricità bianca, farsi la doccia in case di altri, tornare nel letto. Sentirsi innocenti.




sabato, 15 settembre 2007


Gazzoni è un ragazzo pieno di cinema e solo apparentemente fragile.
I suoi capelli sono corvini e le sue mani oscenamente femminili.
Arriva trafelato al nostro appuntamento, mi butta un mazzo di chiavi in mano mi dice fai tu, fai tu io sono solo una merda.
Gli sfilo il portafogli dalla tasca di dietro dei pantaloni blu emporio armani, ha circa 70 euro e li prendo.
Li spendo in benzina, aperitivi e alla libreria dove su un taccuino semirigido e sudicio, copia i resoconti di vendita di non so cosa.
Le chiavi non sarà mai necessario utilizzarle.
Man mano che se ne rende conto si calma e smette di sudare.
In auto gli sfilo, una ad una, le dita dai pertugi della mia gonna di seta viola.
E' obbediente e ipocritamente musone.
Certa gente è più felice quando gli dici no.
Per alcuni, l'indulgenza non è sintomo di amore.
Amesso che l'amore centri qualcosa.
Mi immagino la sua faccia mentre interroga i ragazzi, mentre con quelle dita aggiorna i loro libretti, immagino il suo collo immacolato mentre spiega a mille occhi atterriti di Adam Smith (operator intends only his own gain, and he is in this, as in many other cases, led by an invisible hand to promote an end which was no part of his intention).
Chi ha paura di qualcun altro, nemmeno ha idea delle paure che pietrificano quest'ultimo.
Dietro la testa, da orecchio ad orecchio, porto la corona delle paure di molti.


martedì, 25 settembre 2007










Come tutti avrete letto stamattina, il filosofo Gorz e sua moglie si sono uccisi per evitare che nessuno dei due sopravvivesse all'altro.
Vivevno assieme da 58 anni, ne avevano 83 e lei era molto malata. Hanno salutato gli amici con delle lettere, hanno fatto tutto come desideravano.
Sono stati la risposta allo speculare e opposto esempio amoroso di sartre e simone, hanno cercato di dare una dimostrazione pratica di come sia possibile continuare ad amarsi con slancio nonostante il tempo, la vita, le sollecitazioni della conoscenza (nefaste, amio parere. Fatali, nella maggior parte dei casi).
Per un filosofo, non deve essere stato facile. Meno facile che per me o per un uomo qualunque.Eppure.
Sono contenta e vorrei venisse attribuito un rilievo scientifico a questo tentativo estremo di pensiero applicato alla vita. Non credo sia una questione di fortuna, ma una vera e propria opera di ingegneria (A. Gorz era laureato in ingegneria chimica).

giovedì 25 settembre 2008

DANIELE PICCINI, una poesia

Se penso a come viene la luce dell'alba,
alla pace che distendi sul mio corpo,
non ti avrò mai amata da ogni parte,
presa dove confini con la terra.
Questa furia è la stessa impazienza nella gioia dei minuscoli uccelli,
l'aprirsi a tutto il tempo
prima che torni la nostra distanza
di cose sciolte in pianto..

mercoledì 17 settembre 2008

SANDRO PENNA

IN OCCASIONE DELL'AUTUNNO

Il vento ti ha lasciata un'eco chiara, nei sensi, delle cose ch'ài vedute - confuse - il giorno. All'apparir del sonno difenderti non'sai: un crisantemo, un lago tremulo e una esigua fila d'alberi gialloverdi sotto il sole.

In questi giorni penso spesso a Sandro Penna e alle sue piccole succulenti poesie da quattro righe che pure mi bastano e riempiono, tipo l'effetto che fa l'uva.

Cerco di distrarmi di meno, mentre lavoro, ma non è sempre facile perchè le ombre della sera diventano lunghe velocemente e il cielo, la luce, tutto mi invita a disertare la scrivania per mettermi alla finestra a guardare.

Sempre affacciato ad una finestra io sono,io della vita tanto innamorato.Unir parole ad uomini fu il donobreve e discreto che il cielo mi ha dato

Quest'anno non abitiamo più al quarto piano e quindi lo scenario cambia.

Ma pure, le stagioni le puoi ammirare sulle braccia e attraverso le ombre sotto gli occhi della gente che passa per la strada dove lavoro io. Mi spiace solo che da qui, non si veda il mare (ma le pietre del muro nel seminterrato profumano comunque di alghe e sono sicura che a leccarle, sono salate).

In autunno, facciamo le cose dell'autunno tipo andare sempre al cinema o giocare a carte. In autunno, ti metti le scarpe dell'autunno e i foulard. Hai la tosse dell'autunno e non si capisce bene che gelato prendere il pomeriggio per merenda. Potendo scegliere.

Novità dell'autunno sono che fabrizio non lavora più all'agip vicino casa mia quindi grave danno per la Geografia dello Splendore Umano di cui fabrizio era presidente onorario. Certe volte me lo immagino che fa il cameriere che ne so, a Monaco, a Norimberga, con quel suo sguardo doloroso e bambino, con quel suo sguardo un po' infingardo e attento solo all'ora in cui si finisce di lavorare. Il più bel benzinaio della storia dell'agip secondo me. Che perdita incolmabile. Secondo me ora fa il cameriere. Spero per lui che venga notato da qualche fotografo di vanityfair. Coem anche il ragazzo che fa i supplì in via...ma questa è un'altra storia....

(Colonna sonora di questo post è Kelly watchs the stars, degli Air)

mercoledì 10 settembre 2008

CRONICHE

La novità di oggi, oltre che sono abbastanza sana, è che ho cambiato la crema giorno dopo veramente tre anni di fedeltà alla mia diletta shiseido da mattina, protezione 15.

Già mentre ero a londra difatti, un pomeriggio, guardandomi allo specchio impietoso del cesso bunker della mia stanza, mi rendevo conto della eccessiva lucidità del mio abbronzato viso. Tuttavia attribuivo la circostanza al cibo inglese che già stava facendo un sacco di altri danni e allora.

Poi però, le cose non cambiavano così mi spazientivo e quindi.

La ulteriore novità è che non andrò mai più alla Profumeria di mia madre visto che la signora addetta alle creme viso ha veramente superato il limte. E va bene non essere proprio diligenti nella pulizia e nella cura dei pori, ma non c'è bisogno che mi guardi con quell'espressione inorridita dandomi della "spugna". Ha detto proprio così, la superficie della tua faccia è come una spugna. Io odio e ribadisco odio spoongibob al pari della pimpa.

Comunque alla fine mi ha sbolognato una clinique tripla azione.

Il programma antilucido è il seguente: sevendays clinique a giorni alterni al mattino (quando non è il giorno alterno deputato, posso continuare con la mousse nettoyante di chanel), la sera un sapone a casaccio e poi il tonico che io mi sono sempre chiesta a che cazzo serve. Serve. Poi l'ovatta esce nera.

Ha adetto proviamo così per una settimana, poi torna a farti vedere (col piffero!).

IERI SONO ANDATA A VEDERE "UN GIORNO PERFETTO" DI OZPETEK

Premetto che siccome ho la depressione da 10 gg, non sono molto obiettiva nei giudizi. Comunque il film è angosciante perchè tutti si fanno male poi c'è la Isabella ferrari che, credetemi, è dolorosa. Le hanno fatto un trucco talmente drammatico che...
Nel film di ozpetek lavorano tutti. I suoi soliti colaboratori a cui forse ha fatto un contratto a tempo indeterminato (ma favino? sta in america). A costo di mettere la sua amica turca a fare uno e dico un solo gelato, lei lavora. poi ci stanno anche un sacco di attori di Un posto al Sole, poi un bambino bellissimo Kevin. C'è Valerio Mastrandrea. Nelle vesti di un ex del tipo che prima o poi capita a tutti noi (come la candidosi).

Il film non so se è bello o brutto.

Dusty dice che le varie storie non sono sviluppate bene. Che il film è incompleto (forse voleva dire superficiale).

Diciamo che è un tipico film a cui il cinema italiano ci ha abituato comunque abbastanza lontano dai fasti di quello per cui Oz è diventato famoso e ancora prima, amato.

Sto cercando di pensare a cose particolari che mi sono rimaste (a parte pensieri porno soft su isabella ferrari): non mi viene niente.

Comunque non è un brutto film.

LA DOMANDA DEL GIORNO

Qualcuno sa se Donna Logan di beautiful, ha poi deciso di sacrificare la sua storia con Eric per scagionare il fratello? Oggi non l'ho ben capito perchè la scena si concludeva con lei che scappa via in lacrime dal salotto di Stephanie. Ma che ha deciso?

lunedì 8 settembre 2008

RESOCONTO MUSICATO DEL FINE SETTIMANA IN SALENTO

Una giornata al mare
solo e con mille lire
sono venuto a vederequest’ acqua e la gente che c’è
il sole che splende più forte
il frastuono del mondo cos’è
cerco ragioni e motivi di questa vita
ma l’epoca mia sembra fatta di poche ore
cadono sulla mia testa le risate delle signore
Guardo una cameriera
non parla è straniera
dico due balle ad un tizio
seduto su un’auto più in là
un’auto che sa di vernice,di donne, di velocità
e laggiù sento tuffi nel mare,
nel sole o nel tempo chissà,
bambini gridare,
palloni danzare
Tu sei rimasta sola,
dolce madonna sola,
nelle ombre di un sogno
o forse di una fotografia lontani dal mare
con solo un geranio e un balcone
Ti splende negli occhi la notte
di tutta una vita passata a guardarele stelle lontano dal maree
l’ epoca mia è la tua
e quella dei nonni dei nonni
vissula neglia anni a pensare
Una giornata al mare
tanto per non morire
nelle ombre di un sogno o forse
di una fotografia lontani dal mare
con solo un geranio e un balcone

http://it.youtube.com/watch?v=vNhRsdiiUtc&feature=related

La canzone è di Paolo Conte del 1974, ma è stata riproposta da Daniele Silvestri, secondo me troppo bene!

Tuttavia, pure questo sarebbe andato bene

http://it.youtube.com/watch?v=kkame1AvRfA

mercoledì 3 settembre 2008

FUNNY GAMES



Venerdì scorso, quando ancora avevo una vita, sono andata al cinema a vedere un film di Haneke.


Forse perchè non mi era bastato vedere "La Pianista" nel 2001, alla rassegna dei 4 gatti che vanno al cinema in pigiama il mercoledì pomeriggio.


Così adesso è ufficiale, odio Haneke e, me lo sono meritato, Funny Games.


Funny Games è la storia gratuitamente violenta di una famiglia americana (si, in america succedono queste cose con una frequenza maggiore a quanto pare), che il fine settimana se ne va forse agli Hamptons ad aprire la casa di villeggiatura e viene visitata da due bonazzi senza pari di cui uno di sicuro era michel pitt. I due bonazzi fotonici sono anche completamente pazzi e cortesi e dopo aver spezzato una gamba al capo famiglia cioè Tim Roth senza motivo e tanto per gradire, sempre cortesemnete e con il sorriso sulle labbra, compiono una serie di altre cose violente quanto gratuite, quanto inutili e definitive.


Ora, io magari non rendo, ma ciascuno di voi, potrà rendersi conto di cosa diamine voglio dire attingendo a questo commerciale sito che io spesso consulto per l'immediatezza dei contenuti e la maccheronicità delle recensioni (il mio sito preferito).


Il film è tecnicamente perfetto anche perchè se degli errori erano stati eventualmente fatti nella versione del 1997, haneke, il pazzo, ha avuto modo di correggerli e produrre la sua "bella" con questo remake di sè stesso, come veramente solo gli artisti modesti e fantasiosi sono in grado di fare.


Nessuno può dire che questo film contenga sbavature di sorta, è proprio un film che non fa una piega se non che fa schifo.


Probabilmente io non capisco un cazzo, anche perchè, insomma, non ho mica studiato cinema a scuola e vado normalmente a vedere lavoretti così, come quelli di pupi avati, francesca archibugi, altri provinciali mica gli americani, infatti anche lietta tornabuoni e altre autorevoli penne dei quotidiani importanti non fanno che scrivere CAPOLAVORO, grande film, grande regista ecc.


A me è sembrato solo un film inutilmente violento, drammaticamente pessimista, pure un poco superficiale visto che dei personaggi non si sa vermanete niente se non che arrivano per fare il fine settimana e poi muiono, così, a cazzo.


Non ci sono dialoghi, non cisono profili umani, non c'è niente, manco un poco di panoramica sul lago e sull'arredamento della casa agli hamptons.


Però c'è Naomi Watts in mutande e reggiseno, se qualcuno si vuole accontentare.


Sono uscita dal cinema furibonda e anche perplessa perchè mi venivano alla mente questioni del tipo il ruolo dell'intellettuale nell'età moderna e poi ancora, come mai dovrebbe piacermi haneke che piace a tutti quanti invero e ancora, c'è gente che non ha i soldi per produrre cose belle invece henke ci ha i soldi e fa quello che gli pare.


Dovrebbero in qualche modo fargli capire che non è affatto divertente, che non ci dice niente di nuovo (visto che abbiamo già avuto Kubrik), che la sua consueta violenza non ci stupisce più (dacchè possiamo scaricare ogni forma di pornografia da internet) e che di pazzo totale, immotivato, paranoico e ordinario c'è già lars von trier.
Quindi basta, Haneke.

lunedì 25 agosto 2008

LONDRA II



ALCUNE CONSIDERAZIONI CIRCA LO SCIOPPING

In via preliminare

La sterlina ha un peso considerevole sul tipo di acquisti che puoi fare a Londra quando ci vai per vacanza.
La cosa vera, tuttavia, è che qui i saldi sono saldi non come a Bari che al massimo mettono il 30% .
I saldi erano quasi finiti.
Quando vado in vacanza non acquisto mai cose voluminose perchè più del piacere dell'acquisto, conosco il tedio del trasporto.

Le cose più impegnative che compro sono le stampe di quanto visto nei musei.
Cose che ho comprato (per me e per gli altri) con un budget di 500 euro:
n. 2 vestiti di pepe jeans collezione estiva

n. 2 bracciali vintage in madre perla nera/bianca con supporto oro giallo
n. 1 spilla vintage con pietre colorate (mi piace da impazzire, l'ho subito vista proiettata su un cappotto max mara molto serio)
n. 2 paia di orecchini punto luce comprati da harrod's al solo scopo di dimostrare all'universo che da questo negozio puoi uscire con meno 5 euro e non 5 milioni di euro come fanno gli arabi. Tuttavia qui ho dovuto lasciare un bellissimo vestito franch connection bianco a balze da mattina che mi stava benissimo.
n. vario di cazzate dal National Museum tipo magneti di oscar wilde, pins di mao tse tung, cancelleria rappresentante materiale da tortura ecc. (Dus mi ha regalato una cartolina con un dipinto di giovanni boldini che adoro)
n. vario di cazzate da crabtree and evelyn che c'è anche a bari ma fare acquisti al convent garden market fa la differenza
n. vario di cazzate e libri dalla tate modern perchè alla fine siamo quello che intimamente siamo (Suz mi ha regalato un meraviglioso libro di foto scattate a frida khalo pieno di colori e di aneddoti e di poesia)

n. 1 pupazzetto per mia sorella che si chiama "Cresci il tuo migliore amico ghei". E' un pupazzetto che se lo metti in acqua cresce e cresce di dimensioni ed è il tuo miglire amico ghei.
n. 1 tazza vintage con donna anni 50 con aria annoiata che dichiara nel fumetto "sono annoiata per cortesia procuratemi della droga".

Basta.

Cose che avrei voluto comprare ma avevo finito i soldi:
un paio di stringate church's nere opache punta tonda pianta larga per andare a lavorare

una borsa miu miu di pelle a striscie orizzontali sulle tonalità del viola

un paio di guanti paul smith color pastello psichedelici
un piccolo montgomery barbour di lana a sfondo verde bottiglia
un rossetto di shu uemura

una borsa bottega veneta di pelle fatta interamente di foglie sottili marroni

un comò bianco in stile art decò
delle confetture da fortune&mason

una giacca di chanel in lana da selfridge

un anello da tiffany (in argento, semplice)

Basta.
Non so come mai i giapponesi sono meno degli arabi nei negozi di lusso.

Non so come mai gli arabi sono ovunque.

Non so come mai sia spaventosamente aumentata la presenza di donne velate in ogni piccolo centro per lo sciopping.
ALCUNE CONSIDEREZIONI SULLA GENTE CHE HO CONOSCIUTO

Non so come mai le giovani ragazze russe benchè ad oggi posseggano capi firmati dalla testa ai piedi e si ritocchino il trucco con forniture chanel, continuano ad avere quell'aria spaurita e quella magrezza post comunista che fa tanto vengo da un posto freddo. Amano devotamente dolce&gabbana di cui posseggono capi probabilmente provenienti dagli anni 80 e preferiscono qualsiasi cosa subisca l'applicazione di strass, borchie e cerniere. Disprezzano le borse in tessuto. Coltivano la perversione delle calze di nylon color carne o bianche finanche sotto calzature in vernice nera. Non si separano mai dai loro corcefissini in oro giallo ricevuti probabilmente ai tempi del battesimo. Non conoscono il taglio dei capelli e continuano a rappresentare, per me, quella categoria di persone che starebbe benissimo con un dente d'oro nell'arcata superiore della bocca.
(in ricordo di Maria)
I giovani russi hanno la fronte bassa dell'est ed un sorriso slavo che è piuttosto un ghigno. Mocassimi scamosciati, monili di devozione, piccoli sintomi della loro inaspettata e neo acquisita ricchezza, souvenir di vacanze studio a Dubai. Profili come lame, rughe attorno agli occhi. Sembrano tutti o quasi usciti da La promessa dell'assassino. A scuola si impegnano il minimo e preferiscono fare esperienze di vita come i club, tornare a casa in taxi, le donne a pagamento meglio se asiatiche perchè di nessuna religione.
(in ricordo di George)

I giovani turchi sono bassi con gli occhi allungati. Alcuni posseggono la doppia cittadinanza (turca/americana) se sono frutto di matrimoni misti tra professionisti. Da loro si diffonde un vago profumo di europa e il grande impegno per entrarci alla fine, per sempre. Tendono le loro braccia brune all'europa. Come uno status, come possedere un rolex, come essere figli di. Non ho conosciuto nermmeno una donna, turca. Solo ragazzi ed in particolare il mio compagno di banco dell'ultima settimama, Orhan. Musulmano, ottavo di 10 figli, educato, bilingue, taciturno, vincitore di borsa di studio. Fanatico del rispetto delle regole, poligamo, maschilista in un modo talmente candido da risultare spiazzante. Mi ha chiesto di fare tante fotografie, adorava la consuetudine occidentale di baciarsi nel commiato. Non faceva altro che commiatarsi con chiunque.
(in ricordo di Orhan e Salim)

Alcune ragazze marocchine non sposate, girano l'europa da sole e sono gentili dolci e amare. Hanno negli occhi l'esperienza dei posti che hanno visto e la loro lingua è impastata di ogni cosa consentita dal corano. Le ragazze marocchine non sposate che girano l'europa, devono in qualche modo aver derogato alle leggi coraniche, ma alcune sono serene e curiose in un modo discreto e misterioso. Vanno ovunque nel mondo a prortare il calore della loro terra generosa.
(in ricordo di Annhan)


E' difficile innamorarsi a Londra considerata la massiva presenza di ricchioni/uomini sposati o comunque padri di qualcosa (bambini, animali da passeggio, un posto in banca). Così il massimo che ho potuto fare è stato innamorarmi per qualche ora del mio maestro di "intensive". Alto e completamente storto, barba di due mesi, bianco come Lazzaro appena uscito dal sepolcro, due occhi da candidato alla cirrosi epatica, perennemente vestito con pantaloni in fustagno marks&spencer + magliette in cotone completamente anonime e incolori. Scarpe, terribili scarpe marroni (sotto il blu) acquistate in india e a suo dire completamente sfondate. Sam era tuttavia brillante e aveva una serie di tic che normalmente mi fanno impazzire, negli uomini maggiorenni. Per esempio, tossicchiare nervosamente e poi fare strani movmenti con il collo. Figlio unico di genitori non sposati, tifoso del totthenam, sarcastico e quasi brutale nelle sue battute inglesi, è il migior personaggio maschile della scuola che ho frequentato. Ovviamente per tutto il tempo mi sono limitata a guardarlo con gli occhi sbarrati, la faccia impassibile e nemmeno il minimo accenno a instaurare un rapporto amicale (in me tuonavano i versi di Rilke e certe volte, terribili volte, di paul eluard nei suoi momenti di più nero sconforto amoroso).


Certe volte mi sento che il cuore è una specie di grumo di carbone consumato.
Una cosa che nessuno vuole toccare non perchè sia di un materiale particolarmente ostile, ma per il rischio di sporcarsi le mani.
Il cuore, dico, in generale.

domenica 24 agosto 2008

LONDRA I



L'ultima volta che l'ho visto siamo andati a Polignano il giorno dopo che mi ero laureata.

Mi ha regalato una paperella di oro satinato appesa ad una catenina altrettanto discreta.

Non avevamo un granchè da dirci, dopo tutti quegli anni e cose lasciate alle spalle.

Pensavo di vederlo da un momento all'altro seduto sui sedili lerci della metro o comparire dalle profondità delle scale mobili.

Lui e il suo testone, i vestiti comprati all'outlet di giorgio armani, le scarpe lucidate.

Pensavo a quel pomeriggio di maggio e alla nostra conversazione fatale.

Lui nella vasca bollente col bagno schiuma senza schiuma.

Io seduta sul bordo con un calzino suo a rombi in mano.

Una carta che dice sei stato preso.

L'inizio di molte scuole di Mercati Finanziari.

Poi Barcellona, poi Liverpool, poi Londra.

Non mi sono mai più fatta trovare in quelle estati che passava per andare ad Atene.

Dicevo, sono partita.

Se lo avessi incontrato come mi aspettavo non lo avrei fermato, nè salutato, nè niente.

Le cose del passato devono stare nel passato.

Che ha quei filtri opacizzanti usati anche dai fotografi di moda.

Pensavo tuttavia a quei suoi occhi verdi nel girgio quotidiano e i suoi calzini filo di scozia nella scarpe lisce sul davanti.

Pensavo al suo collo strozzato nelle cravatte, alla sua ambizione ottusa, a quel suo modo di non guardarmi.

Niente mai più niente testaroli al pesto, sugo di carote, spaghetti cucinati al dente.

La mela grattuggiata.

Londra, è quello che ti meriti.

Londra ha i colori più vicini ai tuoi che uno si possa mai immaginare.

giovedì 7 agosto 2008

CAPOCANALE


Sto per partire.


la mia valigia è come quella di un maschio.


Per dirla tutta, come quella di un maschio maniaco per la pulizia.


Ho amuchina in tutte le forme.


Spugne già imbevute di detersivo per lavare ogni doccia che dovesse capitare a tiro.


Sapone liquido per fare lavatrici che non avrò e sapone di marsiglia per lavare le mutande e i calzini nei lavandini (circosatanza che normalmente mi deprime una cifra)


Io ho capito che quando sono triste, mi si acuisce il senso dell'igiene.


In questo periodo sono tutt'altro che triste ma forse lo sarò dopo un po' che sarò partita per le ferie.


Mi capita, quando arrivo nei posti del viaggio, di pensare a cose che mai vorrei tipo la banca, tipo le pratiche tutte impilate nell'aposito raccoglitore, tipo i numeri di danno&responsabilità che devo ancora leggere.


Ho molto bisogno di partire a questo giro per via che è un periodo di serenità globale e poi perchè me lo merito.


Londra è per me un posto sereno perchè a Londra ci sono andata molto spesso nella mia vita e mi ci sento a mio agio. Non così a mio agio come a milano, ma abbastanza a mio agio per non dover prendere un tavor alla mattina.


Intanto prima di partire, sono qui e mi godo questi pochi giorni di ferie.


Fa troppo caldo per andare al mare.


Me ne sto ad ascoltare i dischi in casa, a sfogliare le riviste, a pensare la valigia e le cose che desidero fare.


La sera non facciamo niente o finiamo sempre in un posto diverso da quello dove c'è il concerto migliore.


Non importa.


Ce ne stiamo abbracciati a chiacchierare ed io penso che non mi manca niente.

domenica 3 agosto 2008

THE PUPPINI SISTERS e altre scelte estive



Poichè è estate faccio le cose dell'estate.
Cioè lavoro poco e male e, con enormi sensi di colpa, talvolta non lavoro affatto prendendo decisioni radicali quali andarmene al mare di mercoledì pomeiggio a vedere (e a sbavare dietro a) quelli che hanno una vita normale con ferie pagate e orari di lavoro tanto rigidi quanto rassicuranti.
Le cose dell'estate nel mio caso consistono nell'ascoltare musica nuova e anche vecchia che prima non avevo potuto considerare visto che non ho mai tempo se non in macchina ma in macchina ascolto la radio (capital) perchè mi conforta moltissimo l'intelligenza di certi programmi.
Così di estate ascolto moltissima musica e al momento ad esempio, ascolto le Puppini Sisters che sono un tipo di musica perfetta per mio padre, ma anche come accompagnamento a cene fredde, coctel party in giardino, meno per fare le pulizie.
ho scoperto le Puppini Sisters alla fnac di Milano pentre Marianna si aggiornava su gruppi che non considero tipo non so se avete presente i Daft Punk.
I giorni di Milano per me sono stati difficili perchè avevo appena lanciato l'OPA e tutti i mercati finanziari erano in grossa tribolazione con mio sommo sconcerto e quindi insomma andavo in giro dalle parti di corso torino poi in autobus verso porta ticinese e ritorno, molto vagare per nulla, mezz'ora a bocca aperta davanti all'installazione di Greenway feat Leonardo Da Vinci.
Eravamo alla Fnac e ho ascoltato le Puppini per la prima volta, quindi decisi di non comprare il disco. Comprai invece il disco dei This Mortal Coil. Oggi rivedo la mia posizione e avendone la possibilità, il disco lo scarico dal mulo.
Nei negozi di musica, mi scopro a cantare a squarcia gola come un ignorante con le cuffione che ti permettono di ascoltare i dischi prima di comprarli. Ultimamente il mio senso del pudore si avvicina parecchio a quello di mia nonna quando fu completamente rapita dall'alzahimer.
***
Novità di questo periodo è che abbiamo finalmente fatto il trasloco.
Lo studio è bellissimo e anche il quartiere (per un pelo. Mancavano solo due isolati a finire in un posto che detesto).
Lo studio, dicevo, è bellissimo. Certe volte, siccome non ho tanta voglia di lavorare me ne vado a zonzo per queste strade nuove si fa per dire alla ricerca di punti di riferimento per me vitali ovvero nell'ordine
1. tabaccaio
2. copisteria
3. gelateria
4. farmacia
5. supermercato
C'è tutto. La nostra vicina è una vecchia sdentata che mette centrini ricamati su qualsiasi superficie piana. Se ne sta tutto il tempo dietro la persiana. La trovo inquietante con quei capelli tinti di biondo e la catena con qualche cristo appeso. Mi dice che la figlia fa l'architetto (piacere al cazzo, mi viene da pensare). Non dà fastidio. Larghi sorrisi sdentati e puzza di legumi stufati. Ho sempre desiderato avere una vicina di casa.
***
Tra una sttimana vado a Londra a fare le ferie.
Farò anche il corso di inglese ovviamente perchè sono nata per soffrire.
Non uno normale. Farò il legal english caso mai ci facevamo mancare qualcosa.
A Londra ci vado con Suz. Abbiamo tutto un programma di shopping e musei.
Credo che per me sia un'occasione irripetibile per sputtanarmi lo stipendio in un paio di church's invernali e altri abomini del consumismo acritico.
Voglio solo divertirmi in raltà e darmi al sidro.
Non so come farò a non ingrassare. O meglio lo so.
Dusty mi raggiunge per qualche giorno.
Quando ho prenotato queste vacanze lui non esisteva.
La vita è una cosa stranissima.
***
sto decidendo di diventare di destra.
non perchè ne condivida l'ideologia sottesa qualora ne esistesse una.
non so.
sono nauseata dalla sinistra.
persino da quella radicale o ad oggi extraparlamentare (hanno silurato nichi vendola sono dei pazzi ignoranti).
ho un unico insormontabile problema a diventare di destra ovvero detesto capezzoni più di berlusconi.
ma poi mi dico che nè berlusconi nè capezzoni sono di destra.
essi appartengono piuttosto ad un limbo che più che un limbo è un privè del bilionaire.
non sono mai stata in sardegna.
***
tuttavia, nella vita, ho un nuovo punto di riferimento (dopo l'oroscopo di paolo fox)
ovvero
lo consulto continuamente e mi è tutto più chiaro!
***
mi rendo conto che questo post è parecchio sconclusionato ma sono le due di notte e mentre scrivo ascolto le puppini, guardo la tele, mangio l'uva e penso alle vacche svizzere.
un po' di comprensione mi servirebbe, dacchè è estate....

martedì 29 luglio 2008

HANGOVER

(Ron Mueck)

A hangover (veisalgia) describes the sum of unpleasant physiological effects following heavy consumption of drugs, particularly alcoholic beverages.

The most commonly reported characteristics of a hangover include headache, nausea, sensitivity to light and noise, lethargy, dysphoria, and thirst.


"Per ammazzare il tempo, ci siamo sconvolti" (Le luci della centrale elettrica)


Prendersi le sbronze di domenica sera,

per non essere andati al cinema,

per il solo gusto del gin tonic ghiacciato.

Lottare strenuamente per non pisciarsi addosso

Decidere di mangiare solo il salmone,

solo la mionese,

solo la rucola.

Dormire di nascosto a casa degli altri,

sguasciare nella notte

senza farsi sparare,

senza fare suonare gli allarmi,

lasciarsi sul cancello azzurro mentre il giorno è settimino.

La tua schiena nuda mi conforta

la tua schiena nuda è come le vacanze

mi ricorda le stanze di albergo dove siamo stati

felici

in silenzio

mentre fuori pioveva o faceva talmente caldo che sembrava l'africa.

I tuoi capelli contro il mio naso

mentre l'hangover tipico del gin fa quello che mi aspettavo accadesse.

Oggi, ho potuto sentirmi meglio solo dopo che abbiamo parlato.

A me quel bar dove andiamo, sembra gestito da David Linch.

domenica 27 luglio 2008

WHILE PERONI BUILDING IS BURNING


Entro in tribunale in ciabatte.

Sono di passaggio a dire il vero.

Mi sono ricordata al volo di andare a controllare le notifiche.

Michele mi telefona e mi dice, la Peroni brucia davanti alla mia finestra.

Penso a Michele con il suo vestito di lino color fango che guarda assorto dentro la finestra.

Le caviglie nude un po' scorticate.

La sua montatura degli occhiali chanel identica alla mia ma di colore diverso.

Comunico la cosa al primo cancelliere che si trova a passare.

So che tra un momento lo sapranno tutti e 4 i piani e poi tutta la città.


***


La cosa migliore di andare al mare con Dusty è che lui dorme e in certe situazioni ritorna l'uomo silenzioso che mi piacque e che scelsi perchè era silenzioso.

Penso che per andare al mare con qualcuno l'affiatamento sia necessario.

L'affiatamento in molto casi è fare le cose assieme in quel modo che non ti accorgi che affianco a te c'è qualcun altro.

Al mare mi piace moltissimo leggere e poi ascoltare il nano ma non contemporaneamente.

Poi mi piace anche guardare gli altri microcosmi sul loro asciugamani e immaginarmi le vite possibili un po' sputtanate dai loro minuscoli particolari sintomatici.

Trovo interessanti le vite degli altri solo a questo tipo di distanza.

Al mare non faccio amicizia con nessuno e nemmeno in aereo o quando sono in fila alla posta.

Il mio microcosmo è difeso da migliaia di milioni di strati di affari miei e certe volte, guardando Dusty, sono preoccupata e mi domando se ho fatto bene a dividerne con lui un pezzettino.


***

mi sono sempre domandata se Enrico Rava fosse di qui, della Puglia intendo, perchè non si capisce come mai suona qui almeno 15 volte l'anno.

Enrico Rava è un bravo jazzista per quanto ne capisco io solo che certe volte è un po' autoreferenziale e non suona che per sè.

A me ste cosa delle jazz band mi fa letteralmente incazzare.

Penso che uno o una band, abbia un sacco di tempo per compiacersi di se stessa e anche per farsi grandi seghe di tecnica e bravura. Per esempio quando provano oppure a casa propria oppure quando incidono i dischi (questa è una provocazione?). Ma perchè anche quando li andiamo a sentire noi?

Bisogna essere popolari quando la gente viene a sentirti in una sagra del paese.

Sennò vai al blu note e prenditi un'altra laurea in migliore della tromba.

A noi che ci frega?

Musicisti che non sono così sono nell'ordine (alfabetico) Bollani e Fresu. Io Fresu proprio lo ammiro perchè fa un tipo di jazz quando viene a suonare in piazza che è un invito ad avvicinarsi a questa muica negroamericana senza timori e con l'entusiasmo primitivo per un genere che nasce senza pretese, come uno sfogo (non necessariamente colto e raffinato), come un manifesto, come una conversazione arrangiata in mille modi...


***

Teresa Salgueiro è una giovane ragazza del Portogallo. Non si capisce quanti anni abbia perchè se il suo primo disco io l'ho comprato nel 1994, come fa adesso ad apparire talmente giovane?

L'altra sera non suonava con i Madredeus che non si capisce che fine abbano fatto, ma con i Lusitania Ensemble. Il concerto è stato davvero bello e non palloso come molti temevano.

Mi piace di lei che si reinventa e fa nuove esprienze musicali. E' curiosa e molto attenta al pubblico. E' gentile e si sforza di parlare italiano, spiega le sue canzoni pur rimanendo la voce eterea e vagamente mistica che è sempre stata. A un certo punto si è messa a cantare Unforgetable che oltre ad essere un pezzo che mi fa schifo sarebbe anche la canzone del cuore di ridge e brooke in Beautiful e ciò mi ha leggermente disgustata però mica è colpa sua: il disco che propone (La sirena) ha un suo filo rosso che unisce culture e tradizioni e quindi Unforgetable e Caruso, bisogna accettarle.


***

una settimana fa sono stata a vedere La giusta distanza, ma ora non ho tempo di parlarne.

Solo, volevo dire, che sono contenta di non essere mai e poi mai andata a vivere a Rovereto.

martedì 22 luglio 2008

AMELIA ROSSELLI



"In preda ad uno shock violentissimo,

nella miseria e vicino al tuo cuore

mandavo profumi d’incenso nelle

tue occhiaie,

Le fosse ardeatine

combinavano credenzee sogni - io ero partita, tu eri tornato -

la morte

era una crescenza di violenze che non si sfogavano

nella tua testa d’inganno.

Le acque limacciose del mio disinganno

erano limate dalla tua gioia e dal mio averti in mano,

vicino e lontano come il turbine delle stelle d’estate.

Il vento di notte partiva e sognava cose grandiose:

io rimavo entro il mio potere e partecipavo al vuoto.

La colonna vertebrale dei tuoi peccati

arringava la folla: il treno si fermava

ed era entro il suo dire che sostava il vero.
Nell’incontro con la favola risiedevano i banditi".

lunedì 21 luglio 2008

BORIS VIAN, una poesia


A tutti i ragazzi

che son partiti

con lo zaino in spalla nella nebbia d’un mattino d’aprile

vorrei fare il monumento

a tutti i ragazzi che hanno pianto

con lo zaino in spalla gli occhi bassi sulla tristezza

vorrei fare il monumento
non di marmo, nè di cemento, nè di bronzo

che si fa verde sotto il morso acuto del tempo

un monumento del loro dolore

un monumento del loro terrore e del loro stupore
ecco il mondo profumato,

pieno di risa pieno di uccelli blu,

di colpo cancellato da uno sparo

un mondo nuovo dove sotto un corpo

che cade s’apre una macchia di sangue.
Ma a tutti quelli che son rimasti coi piedi al caldo

nei loro uffici a calcolare i profitti della guerra

che hanno voluto

a tutti i grossi,

tutti i cornuti che trascinano la pancia nella via e contano,

contano quei soldi.
A tutti quelli

innalzerei il monumento

adatto a loro con la spranga,

con la folgore,

coi calci,

coi pugni

con le parole che incolleranno alle loro rughe

ai loro doppi menti

marchio di vergogna e di fango.

***

"Mentre molti frequentavano l'università,

acuni si suicidavano in garage,

lasciando come ultime volontà,

i versi di Vian!"

Luci della Centrale Elettrica

giovedì 17 luglio 2008

ALMOST



Come un click nella mia testa

cambia le opinioni

fa smettere le paure

mi toglie un peso

mi lascia libera (anche di respirare)

così, quando mi giro dalla parte tua, ti vedo meglio

e sento distinto il tuo odore che non è più di garage

di vasche di pietra

di cancelleria tedesca

di aceto

ma è qualcosa di più comune, di più rassicurante

ancora mezzo diroccato, ma quasi familiare.

Così, qando ti abbraccio mi viene di farlo come se si trattasse di una cosa mia e non più

di una cosa in prestito

(all'esame facevano sempre la domanda sul regime della res nullius rispetto a quella alterius)

e mi sento più motivata a prendermene cura

e smetto la rabbia che sempre mi scava dentro come una goccia

venuta da chissà dove

(seppure anche) a tenermi viva, a dirmi che sono,

a farmi pulsare

in un modo che certe volte mi stanco

e vorrei dormire come un'ignorante

per non sentirla più.

Elisa mi ha insegnato che la pietà ci aiuta a vivere certe situazioni e ci lascia immuni davanti alla ferocia delle cose/persone.

Ma pure, e su di me, ho imparato che la pietà anche pesa

di un peso

dal quale ho deciso di emanciparmi e di abbandonare temporaneamente in un angolo del percorso

perchè è estate e fa caldo e mi sono stufata.

***

Certe volte una parola è come un click nella mia testa:

cambia le priorità, cancella i visi e gli affetti che credevo profondi, mi cambia gli occhi della sensibilità oppure ne chiude le luci, mi porta lontano, mi allontana, mi nega, mi costringe a voltare le pagine, a chiudere i capitoli.

E queste cose non mi spaventano mai, come non mi ha mai spaventata la morte nè mia nè degli altri, così come mai mi spaventano i no, gli imprevisti, l'obbligo di cambiare direzione.

Sempre, dopo le catastrofi, mi sento l'entusiasmo di rinascere e mi riempie di gioia l'opportunità di reinventare, di ricostruire.

La mia indipendenza certe volte è stata anche la mia solitudine, ma ho capito che a quest'ultima si può sempre porre in rimedio mentre la mancanza di autonomia si, quella è una rogna diversa...

lunedì 14 luglio 2008

FIELDS AND FIELDS


Sabato pomeriggio ho incrociato G per strada.
Portava in una busta di plastica il romanzo di Paolo Giordano.
Sabato pomeriggio andava in giro con le braghe da bagno, le ciabatte, i piedi neri, lo zainetto vinto con i buoni della birra e la busta trasparente in mano.

domenica 13 luglio 2008

CALLIGARIS

A trentun'anniavrei già dovuto conquistare la Persia
avessi avuto un maestro come Aristotele
adesso non pulirei ruote di seggiolini per vivere
il trucco è tutto lì
qualcuno che ti dica che se vuoi
puoi conquistare la Persia
invece con i 6 presi
riesci a pagare il mutuo
andare al mare in vacanza e portare a spasso il cane
che è abbastanza
ma qualcun altro conquisterà la Persia
e tu lo leggerai sul giornale
e poi metterai il giornale in una borsa
e aspetterai che sia piena
per portarla alla raccolta differenziata
e sembrerà tutto normale - invece è la tua vita che continua
con le minestre solubili il dentista e l'affitto
e ogni notte prima di addormentarti
senti come se avessi dimenticato di fare qualcosa
e ti alzi a controllare il gas
e per un istante ti viene in mente che forse avresti dovuto
conquistare la Persia
ma ti vengono in mente tutte le cassiere del supermercato
che scopano tra di loro
e per la Persia ti ci vogliono ragionevolmente almeno una decinad'anni
la sega è un attimo.

venerdì 11 luglio 2008

VARIAZIONI GOLDBERG


Ieri sono tornata allo studio in cui ho fatto il tirocinio per una visita di cortesia e per il mio dilazionato trasloco.
E' così confortevole certe volte tornare tra quei caproni.
Quel quarto piano sfigato ma pieno di luce, la loro istintiva civetteria come ragazzine delle medie...poi il silenzio e la quiete del quartiere della ferrovia: fumo e alberi lunghi e sghembi, ferro e cocci di vetro.
Non come il posto in cui lavoro adesso che è perennemente una campo di battaglia e la convivenza tra i simili è serena come in un campeggio per cannibali.

Le solite telefonate brevi, il ronzio del fax antichissimo, la mia stanza impoleverata ma in ordine, le loro domande sceme ed amichevoli. Cosa fai, come ti trovi, sei molto carina, studia sodo, andrà tutto bene.
Per la prima volta il Capo Uno mi ha domandato quando torno al lavoro che c'è molto bisogno ma pure ha detto decidi con calma pensa a passare l'esame noi stiamo qui, ti ho preso un telefono nuovo e ti prometto che per il fotocopiatore ci sto lavorando, i clienti domandano di te e dei tuoi cioccolatini nella ciotola decorata coi draghi.

Panzone si sente più a suo agio adesso. Ora che non ci sono più briglie gerarchiche tra di noi.
Nel salutarci, una volta soli nella mia stanza, quasi gli salto al collo e l'effetto è che ci diamo una gran testata.
Non sa da dove cominciare è pieno dicose da dirmi, si agita tutto come un ragazzino: la sua faccia da almdovar abbronzato, i suoi occhi da cane miliardario, lo sguardo che io penso sempre è così che deve essere il petrolio, come lo sguardo nero e torrenziale di Panzone, il mio capo preferito.

Per prima cosa mi dice che fa il tapirulan ogni giorno per un'ora, io dico non ci credo allora ci andiamo a pesare tutti e due alla bilancia che c'è nello sgabuzzino.
Iinfatti ha perso 4 chili da marzo, io pure ne ho persi un paio.
Allora ci guardiamo nello specchio, io gli arrivo alla spalla, tutti e due ci stiriamo la camicia sulla panza soddisfatti, io gli faccio notare che ormai è un vecchio audace: è maggio e si è già tolto la maglia della salute. Allora un po se la prende e mi dice non parlarmi come se fossi amico tuo.

Poi mi fa vedere le sue scarpe nuove, i jeans di armani stirati e siccome freme per farmi vedere altri vestiti che ha comprato, li guardiamo su internet, io in ginocchio sulla sua mega poltrona lui dietro di me tutto affannato per cercare i siti.

Facciamo un po' di lotta nel corridoio poi mi porta a prendere il gelato al bar sotto lo studio.
Sento l'irritazione di Capo Uno anche se non vedo la sua faccia per il fatto che corriamo nel corridoio e sbattiamo tutte le porte anche quella dell'ascensore perchè Panzone vuole chiudersi dentro da solo ed io la blocco col piede poi però ho le ciabattine e mi faccio male allora lui mi toglie una ciabatta e la lancia nella tromba delle scale dal quarto piano: sento il requiem dei dannati svaroschi che si spandono ovunque come una notte di s. lorenzo psichedelica.

Nel bar siamo cheti seduti uno a fianco all'altro. Mi fa le solite domande a sfondo sessuale poi mi chiede se ho fatto pace con M. Io dico che sono stata da lui al fine settimana, lui mi domanda se è amore, io dico non credo.
Poi mi racconta delle sue figlie e della moglie. Di dove andranno in vacanza. Si raccomanda quasi distrattamente di avere cura di me e per piacere non ti drogare.
Sempre sospira beata te che sei giovane. Sei un po' selvaggia ma un buon partito dovrebbe metterti a posto.

Ci salutiamo acrobaticamente come al solito.
So che una volta rientrato si andrà a chiudere nella sua stanza per riflettere e per il rewind di verifica: non ho sbagliato in niente, tutto è stato condotto in correttezza e buona fede.

***
In agenzia da S. c'era una ragazzo con una camicia di lino e dei pantaoni grigi carhartt.
Si stava mangiando un enorme gelato alla nocciola.
Siccome fissavo il gelato senza tregua lui ha detto vuoi, io allora me lo sono mangiato tutto e lui era abbastanza sornione ogni tanto gli facevo dare una leccatina ma poco.
Ha detto che si chiama Diego io poi l'ho convinto a portarmi le pesantissime borse della spesa fino alla macchina che avevo lasciato in via roma.
Per gratitudine gli ho detto puoi entrare che ti faccio sentire una cosa.

E ho messo su una canzone di serge gainsbourg interpretata da quella troia di carla bruni in inglese che si chima Those little thing
(Ces petits riens).