lunedì 2 marzo 2009

THEY COME FROM AN ALIEN NATION


"N
E' la lettera delle ninnananne, delle note che salgono e scendono, dei nodi che si stringono e distendono, delle navi chenascondono, lettera del nulla e delle nebbie, delle nubi e della neve. Dello stato in luogo. Del no che sottomette e che cancella
". (Antonella Anedda)


1. aprile 1992, gita a Pompei (Max, Paolo Conte)


2. aprile 1994, Monopoli-Locorotondo (contrade varie della valle d'itria) -Bari (Satelite of Love, Lou Reed)

3. aprile 1996, cantine varie (Lady Jane, Rolling stones)


4. maggio 1997, via s.bona 20, autobus n. 7 (Perfect Day, Lou Reed)


5. ottobre 1998, requiem di mozart al duomo (Protection, Massive Attack)


6. 28 luglio 1999, conversano, concerto di Goran Bregovich (Magdalee, Gong)


7. maggio 2002, Contrada Cozzana e ronzio di taglia erba (Air, Sexi Boy)


8. dicembre 2003, Roma, centro sociale Brancaleone, spostamenti in metro allucinogeni, hotels (Vinicio Capossela, Scivola vai via)


9. agosto 2005, casa dei doganieri, Specchiolla/Mola (Brian Eno, Another day on heart)


10. febbraio 2006, disco club Samsara (Vinicio Capossela, Ovunque proteggi)


11. febbraio 2007, cinema arena Vignola (Damiane Rice, O)


12. febbraio 2008, tribunale di Bari (Etiopia)



"Se morissi adesso chi porterebbe i miei stivali,le mie scarpe non smesse. Elena porta il quaranta, e mamma certe speciali su misura. Questo mi angoscia. Pensarli vuoti afflosciati nell'armadio,nuovi". (Annelisa Alleva)

AS A BLACK HOLE SUN



Ieri sera abbiamo visto I Tenenbaum su sky.

Mi sono resa conto di non identificarmi più in Margot quanto piuttosto in Chas.

Domani, chissà.

Francesco non aveva mai visito questo film e non ha nemmeno visto Il meraviglioso mondo di Amelie.

Francesco non ha visto altri tre milioni di film che invece io ho visto non avendo fatto altro nella vita che andare al cinema.

Per la verità soprattutto ai tempi dell'università. E fino all'anno scorso.

Anche adesso ci vado. Certe volte mi ci addormento. Non mi era mai successo prima.

Una sola volta ho abbandonato il cinema. Il film era su Bob Dylan e si chiamava Io non sono qui.

Mi sono alzata e me ne sono andata, poi una volta fuori non potevo crederci di averlo fatto.

Quel giorno, mi sono sottratta.

Una volta con Fabio siamo andati a vedere Amarcord all'Arsenale.

Solo che la sua tessera era scaduta allora non ci hanno fatti entrare.

Sono scoppiata a piangere in via s. francesco ma in realtà era perchè mia sorella (A mille km di distanza) aveva la febbre ed ero preoccupata. Fabio ovviamente mi precedeva di qualche metro, mentre tornavamo a casa, bofonchiando cose tipo ma piantala domani ti porto la videocassetta, siamo venuti al cinema solo perchè a casa fa troppo freddo.

***

Leggo qualche pagina a sera.

Piano piano ma leggo tutto.

Mi sono imposta questa cosa, di non abbandonare le mie passioni.

La musica ancora non ci riesco bene ad ascoltarla, ma ci provo. A poco a poco.

Ad esempio ascolto Heitor Villa Lobos. Mentre torniamo dall'Umbria. Un sole surreale mi trapassa le corna. Cerco di non pensare a niente. Di ricordarmi il castello di s.stefano quando sono andata a sentire il tributo a Heitor Villa Lobos e poi si è alzato un vento felliniano che tutto spazzava via.

Sole autostrada musica, l'idea non troppo confortanete di tornare a casa. I panini dell'autogrill, il cesso dell'autogrill, due ferrari parcheggiate, la spremuta fatta dalle macchinette, la stanchezza, i capelli puliti.

Nelle camere di albergo tentare di leggere qualche pagina a sera.

La Sindrome del Pescecane. Il di dietro del tariffario dell'hotel. Dormire da sola. Sentirmi come in un disco di Giuni Russo dove l'amore è solo un pretesto, una copertura, parole che fanno facile una rima. Mentre la vera verità sta da un'altra parte. Nelle soluzioni della settimana enigmistica.

***

Alice Munro

Chiara Gamberale

Thomas Gunzig

Vanity Fair

l'oroscopo della Gazzetta del Mezzogiorno

Donne (magazine) di Repubblica

***

Ho fatto il compleanno.

Ora ho due vestiti delle nuove collezioni .

Uno è di simona barbieri e l'altro è di max&co (un po' da orfanella, delizioso).

Quando ho paura mi concentro sull'amletico dubbio circa i mocassini (viola o deep blue? scamosciati o in pelle?). Penso alle mie stuart weitzman nere a punta tonda e tacco alto. Penso all'odore della maschera per capelli secchi. Penso al polso di mia madre che gira la crema nel pentolino sempre nella stessa direzione per renderla densa, penso a keith jarret, alla bellezza.

***

Ciò che prima cercavo con ostinazione adesso non ha più importanza.

Così non so più chi sono ed imparo a stare sospesa come tra la vita e una vita diversa.

domenica 15 febbraio 2009

AMEN


Non ho mai avuto così disperatamente bisogno di estate.
Piove e fa buio da mesi.
Certi istanti esce il sole, ma poco.
Il sole esce il pomeriggio alle tre dopo che ho appena finito di lottare contro l'ora del lupo.
Torno al lavoro con la bocca piena di fiele.
C'è il sole che entra dalla vetrata grande grande, nella sala riunioni.
Poteva essere una casa bellissima.
Invece è un posto frustato dai neon.
A nessuno gliene frega niente.
Ho deciso che smetterò completamente di lamentarmi per il lavoro perchè temo di star raggiungendo certi picchi di sgradevolezza che già mal tollero da me, figuriamoci gli interlocutori.
Un tempo non era così.
All'inizio che uscivo con Dusty e lui non faceva altro tutto il tempo che dirmi cosa fecava al lavoro, del lavoro, dei problemi del lavoro, del futuro lavorativo, lo trovavo mortalmente noioso e quando si ricordava di domandare a me che hai fatto, gli rispondevo che ero andata a farmi la tinta, le unghie, che ero andata al centro commerciale perchè temevo che altri due minuti sul tema lavoro, avrei vomitato.
Lavoravo anche prima. Non così, ma lavoravo anche prima. E avevo il tempo e la voglia anche di scrivere, di studiare Rilke, di scaricare la musica, di andare a ballare al Brancaleone.
Nel mondo ci sono milioni di persone con le mie stesse responsabilità e che pure trovano - non so come sia possibile - ma trovano anche risorse ulteriori per fare figli, comprare casa, andare a fare la ceretta, sfogliare riviste a tema, organizzare le vacanze.
Quindi voglio non dimenticarlo e seguire questo esempio.
E' un po' difficile, detto tra noi, ma ci voglio provare.
Ecco, si, avere un altro atteggiamento verso la quotidianeità per ritrovare uno spazio in cui io possa fare anche altro che non sia avere mal di testa, dormire come un'ignorante, fare file dal dentista, occuparmi di qualcuno rimasto con la macchina in panne, occuparmi di qualcuno, cercare di ritrovare il sonno, aspettare l'effetto del sinflex, organizzare le idee.
So che troverò questo equilibrio. Lo devo trovare. E' importante come mangiare bene, copririsi, fumare di meno ecc.
La sera quindi cerco sempre di leggere un pochino. Sto leggendo un altro romanzo di Alice Munro. Ho scoperto di averne diversi in casa, uno me lo aveva regalato quell'amico di mia sorella pneumologo. Una sera sono andata a casa sua, aveva preparato il cous cous. Lui era gentile un po' ruvido, non abbiamo parlato molto. Per una serie di circostanze ci siamo scambiati dei regalini. Ora il suo mi torna molto prezioso perchè Alice Munro è una delle poche cose che tollero in questo momento.
Mi avvicino alle cose con una nuova prudenza. Devo prima vedere che effetto fanno.
Cose a cui posso avvicinarmi sono la musica di Malika Ayane e di Esperanza Spalding.
Se sono le quattro e mezza del mattino e sto partendo per l'aeroporto di palese e nel nano partono i franz ferdinand, potrei avere un infarto.
Se l'alitalia continua ad essere così scandalosamente negligente e devo fare 4 ore di attesa a fiumicino, posso ascoltare Push the button senza controindicazioni, tutto. Anche quandò uscì questo disco era febbraio e mi preparavo al colloquio della pratica forense fine primo anno. Quando finivo di studiare alla sera, andavo a correre lungo la lama dietro casa mia per la durata del disco.
Negli aeroporti nessuno fa più conversazione. Il mio vicino di poltrona, tira fuori un note book mac e si mette a fare i suoi affari. Così scopro che si chiama alessandro, che fa l'ingegnere che è nato a settembre che è fidanzato con una che chiama amor ma al contempo chatta con un'altra forse siciliana che chiama trilly e a cui domanda che hai fatto tutta qt settimana che non ci siamo sentiti? Le racconta del film Milk che ha visto. Poi scopro anche che gira per università, che è un ricercatore e che sa fare calcoli abbastanza complicati. Indossa un paio di pelotas marroni, ha tanti amici su facebook nelle cui pagine si presenta con una foto in cui lui è in barca e indossa occhiali scuri. Non ci siamo mai parlati. So talmente abbastanza di lui da aver perso ogni interesse.
Perdo interesse per cose di cui finalmente ho appreso origine, misure e peso. Mi sono resa conto della banalità del tutto, di cose che credevo preziose, uniche, fortunosissime, cose capitate solo a me per una strana magia. Invece erano fortune un po' tarocche. Non posso farci niente. Era bello credere diversamente, poi sono rimasta delusa ma ora anche un po' sollevata. Autorizzano anche me ad essere giulivamente mediocre: faccio questa scelta, per controbilanciare.
Così mi trovo ai tavolini di un bar da esiliati in un posto che non conosco, a giustificarmi, a fare quello che fanno tutti.
Voglio essere come sono tutti.
Questo impone la crisi.

sabato 24 gennaio 2009

MENTRE tutto CAMBIA


capisco con devastante chiarezza l'accezione di alcune abusate parole che a furia di essere abusate, avevano smesso di avere un senso.
Sto leggendo: Alice Munro "Le lune di Giove"
Sto ascoltando: nessuna musica.
Ultimo film visto al cinema: "Un matrimonio all'inglese" (di cui non posso raccontare niente perchè mi sono addormentata completamente anche se il film, fino al punto in cui l'ho visto, era simpatico).
Vorrei consigliare a tutti gli effetti benefici del magnesio.
Ricordare l'inutilità della rabbia e la dannosità del risentimento.
Sconsigliare gli assorbenti esterni trattati chimicamente, il consumo di frutta dopo pasti a base di carboidrati.
Vorrei impegnarmi di più nella speranza e sollecitare dio affinchè si applichi con maggior passione. Vorrei che il mio parrucchiere Pollicino, abbandonasse quei suoi sciampi puzzoni per adottare quelli kerastase. Vorrei avere la barba per farmi fare la barba con le pietre laviche come ho visto fare nella parte maschile del mio parrucchiere Pollicino.
Vorrei tornare ad andare alle feste. Vorrei avere voglia di organizzare un viaggio. Vorrei ancora essere in grado di farmi tornare il buon umore con un paio di mutande la perla in saldo. Vorrei che tutto finisse come i sogni mozzati dalla sveglia e noi fossimo quelli di prima che litigano per un paio di forbicine fuori posto, per i cazini appallottolati in fondo al divano.
Vorrei tornare a sentire i desideri e la musica. Vorrei che smettesse questo tempo color cane che fugge e che la luce invadesse i pomeriggi.

lunedì 12 gennaio 2009

TAUROMACHIE


Silvia ha i miei stessi pensieri.
La chiamo e non riesco a spiccicare una parola nel telefono.
Sento i rumori della strada, della gente, di via Cola di Rienzo, lo sfregolare della carta velina dei suoi acquisti a saldo.
La immagino col casco, col suo Speedy appeso alla spalla destra, il cappottino nuovo nero che le ha comprato mamma quando ancora non era accaduto niente.
Ascolto la sua voce bionda che mi indovina ed indovina ogni parola che non mi esce.
Si sta avverando il nostro incubo peggiore.
Ciò che abbiamo temuto per tutta la vita.
Sentire la pelle strappata dalla faccia.
Sentirsi come a km e km sotto il livello del mare e non avere reni su cui spingere per risalire.
Ognuno ha il suo compito.
Eppure siamo così lontani gli uni dagli altri.
Mi trovo spesso da sola in mezzo a miliardi di persone e di doveri senza poter fare quanto più desidero ovvero piangere e stringermi agli alberi, agli scaffali delle libreria, alle tende del cinema che è l'unico posto in cui mi sento bene e confessare una volta per tutte e per sempre che ho paura ed è una paura diversa da tutte quelle che ho mai provato e conosciuto.
Una paura atavica, ancestrale, difficilissima da dire perchè troppo umana e troppo al limite più labile di ogni cosa mai sperimentata.
Sto composta a tremare da giorni e giorni e a nascondermi.
Vabbè.
Il momento più surreale è quando mi sveglio la mattina.
Quel nano secondo in cui non ho ancora capito chi sono e quale è la mia storia del momento.
Il momento prima di ritrovare la croce ai piedi del letto e risistemarmela sull spalle.
Eppure mi sento forte, mi sento carica, ristorata dalla notte (nonostante le magliette fradice), mi sento pronta.
Penso ai viaggi che farò, penso alle stagioni che girano veloci nell'aria, penso ai film, alla musica nuova che esce, penso alla vita.
La amo tantissimo.
Amo ogni cosa di lei e sento di non avere scelta. Che pedalare, andare, continuare a fare tutto.
Farò ogni cosa necessaria.
(compresa qualche tazza di wisky e andare a ballare).

sabato 3 gennaio 2009

GOOD TIME?



Non riesco a fare bilanci consuntivi del 2008 e nemmeno propositi per l'anno che sta per arrivare perchè sono sull'orlo del dirupo e del futuro e non possego (nemmeno vorrei) capacità divinatorie e nemmeno la lucidità necessaria per dire cosa è stato.

Posso al massimo raccogliere schegge dei 6000 giorni che è durato l'anno appena finito.

I concerti a cui siamo stati (Michel Nyman, Laurie Anderson Teresa Salguero, I Baustelle, Le luci della Centrale Elettrica, i Nobraino, Paolo Conte, Enrico Rava...), le mostre che abbiamo visto, i musei, gli aerei presi, le ricevute del taxi, i buni pasto, le visite mediche, gli incidenti stradali, gli assegni incassati, le tasse, la cassa, i debitori, le cose che non mi sono potuta permettere, le liti con mia madre, le riunioni aziendali, la solitudine di quando scrivo i verbali, l'ago della bilacia, la crema solare shiseido, le scarpe di vernice Chloe, la terra che mi hanno tolto da sotto i piedi, la paura, essere abbandonata, non dormire la notte, sudare nel sonno, amare qualcuno disperatamente, non disperare, volere cocciutamente, prendersi le cose, vomitare, avere mal di testa, infilare le calze di seta, rigettare le lenti a contatto, non drogarmi, calmarmi col lithio, respirare l'etere, i romanzi, i fumetti, mille copie di Repubblica, mille copie di vanityfair, il nano, guidare, pagare i parcheggi, nuotare, sudare nei taier, asciugarsi la faccia col foulard, le creme da giorno, i biuticheis da viaggio, il trolley dei uicchend, dormire con qualcuno, fare l'amore con la stessa persona, essere sazi, avere fame, vedere materializzarsi l'orrore, essere attraversati ripetutamente da piccole morti, sperare, invecchiare, essere saggi, abbracciare Maria, piangere quando mia sorella parte, continuare a fare da me.

domenica 28 dicembre 2008

FINALLY



1.

Bisognava solo aspettare.

Ogni giorno mi sono consumata un poco.

Non potevo sopprtare che gli sfiorassero nemmeno un millimetro quadro del corpo che è

anche un po' il mio.

Ci siamo svegliati all'alba di giorni e giorni senza dormire

per parcheggiare in autosilos deserti e camminare nel gelo della mattina ancora settimina.

Per non guardarlo in cuffietta verde, ho letto come un'ossessa.

Dava a tutti del lei mentre a lui toglievano i diritti civili.

La sua dolcezza mi fa male più di qualsisi cattiva notizia

che poi non è arrivata.

Allora ho abbracciato mia madre sulla porta di casa,

i ciclamini erano stati piantati di fresco, il pungitopo sfolgorava nel pomeriggio e il melograno era nudo.

Insomma, tutto come prima.

Solo che io sono invecchiata di 100 anni.

2.

Poi è toccato a me.

Di colpo è arrivato il futuro ed ho dovuto fare le cose del futuro.

Guidare alle 4 e mezza del mattino.

Da sola.

Viaggiare con molti mezzi.

Da sola.

Fare strade e strade che non conoscevo.

Ma siccome mi ero già immaginata tutto innumerevoli volte prima ancora che il futuro arrivasse, ero pronta, ero pronta a qualsiasi cosa.

Ciondolo con la schiena a pezzi e il taier sempre più logoro e grigio.

Mi fermo a mangiare in un posto deserto.

La sporcizia mi ossessiona alla stregua delle zip e delle fessure tra le mattonelle.

Continuo a leggere nell'attesa.

Aspetto ore ed ore perchè nel futuro scopro che c'è ancora l'attesa.

Vivo, faccio le cose come nel copione.

Mi rendo utile a tanti km di distanza.

Faccio le cose che mi hanno detto di fare e sono una giovane vecchia che recita la sua parte nell'universo.

Verso le sette e mezzo della sera, sono stremata, ho finito tutte le parole, messo una decina di firme, stretto una quarantina di mani, sorriso a comando almeno 15 volte, ho avuto paura abbastanza: sono un'adulta.

Recupero la macchina e fanno 16 euro di parcheggio, sbaglio strada e invece che per Brindisi, continuo per Foggia, me ne dispero ma tanto non mi sente nessuno. Torno a casa e non c'è nessuno. Tra due giorni è Natale e siamo tutti da soli sotto il medesimo tetto. Detesto la mia camera da etto. Mettermi a latto. La notte.

3.

E' l'una e mezza del mattino.

Il locale è semideserto.

E' piccolo. Sospesa nel cielo del soffitto c'è una cornucopia di rami secchi che erutta pigne e altre porcherie unitamente e lampadine e palle di natale.

Ho ordinato un S&C che dopo il kebab non ci sta bene ma ne avevo voglia come l'ultima volta che mi ha stupita. Anche quel giorno, S&C.

Ora siamo seduti dallo stessa lato della panca, di spalle al muro, siamo abbracciati, suona un disco di paolo conte e ho conosciuto tutti i suoi amici.

Siamo stanchi, tutte le preghiere sono state esaudite, io ho dato l'ultimo esame, la lente a contatto è come uno spillo nell'occhio destro.

Perchè mi tocca pure essere bella.