domenica 15 febbraio 2009

AMEN


Non ho mai avuto così disperatamente bisogno di estate.
Piove e fa buio da mesi.
Certi istanti esce il sole, ma poco.
Il sole esce il pomeriggio alle tre dopo che ho appena finito di lottare contro l'ora del lupo.
Torno al lavoro con la bocca piena di fiele.
C'è il sole che entra dalla vetrata grande grande, nella sala riunioni.
Poteva essere una casa bellissima.
Invece è un posto frustato dai neon.
A nessuno gliene frega niente.
Ho deciso che smetterò completamente di lamentarmi per il lavoro perchè temo di star raggiungendo certi picchi di sgradevolezza che già mal tollero da me, figuriamoci gli interlocutori.
Un tempo non era così.
All'inizio che uscivo con Dusty e lui non faceva altro tutto il tempo che dirmi cosa fecava al lavoro, del lavoro, dei problemi del lavoro, del futuro lavorativo, lo trovavo mortalmente noioso e quando si ricordava di domandare a me che hai fatto, gli rispondevo che ero andata a farmi la tinta, le unghie, che ero andata al centro commerciale perchè temevo che altri due minuti sul tema lavoro, avrei vomitato.
Lavoravo anche prima. Non così, ma lavoravo anche prima. E avevo il tempo e la voglia anche di scrivere, di studiare Rilke, di scaricare la musica, di andare a ballare al Brancaleone.
Nel mondo ci sono milioni di persone con le mie stesse responsabilità e che pure trovano - non so come sia possibile - ma trovano anche risorse ulteriori per fare figli, comprare casa, andare a fare la ceretta, sfogliare riviste a tema, organizzare le vacanze.
Quindi voglio non dimenticarlo e seguire questo esempio.
E' un po' difficile, detto tra noi, ma ci voglio provare.
Ecco, si, avere un altro atteggiamento verso la quotidianeità per ritrovare uno spazio in cui io possa fare anche altro che non sia avere mal di testa, dormire come un'ignorante, fare file dal dentista, occuparmi di qualcuno rimasto con la macchina in panne, occuparmi di qualcuno, cercare di ritrovare il sonno, aspettare l'effetto del sinflex, organizzare le idee.
So che troverò questo equilibrio. Lo devo trovare. E' importante come mangiare bene, copririsi, fumare di meno ecc.
La sera quindi cerco sempre di leggere un pochino. Sto leggendo un altro romanzo di Alice Munro. Ho scoperto di averne diversi in casa, uno me lo aveva regalato quell'amico di mia sorella pneumologo. Una sera sono andata a casa sua, aveva preparato il cous cous. Lui era gentile un po' ruvido, non abbiamo parlato molto. Per una serie di circostanze ci siamo scambiati dei regalini. Ora il suo mi torna molto prezioso perchè Alice Munro è una delle poche cose che tollero in questo momento.
Mi avvicino alle cose con una nuova prudenza. Devo prima vedere che effetto fanno.
Cose a cui posso avvicinarmi sono la musica di Malika Ayane e di Esperanza Spalding.
Se sono le quattro e mezza del mattino e sto partendo per l'aeroporto di palese e nel nano partono i franz ferdinand, potrei avere un infarto.
Se l'alitalia continua ad essere così scandalosamente negligente e devo fare 4 ore di attesa a fiumicino, posso ascoltare Push the button senza controindicazioni, tutto. Anche quandò uscì questo disco era febbraio e mi preparavo al colloquio della pratica forense fine primo anno. Quando finivo di studiare alla sera, andavo a correre lungo la lama dietro casa mia per la durata del disco.
Negli aeroporti nessuno fa più conversazione. Il mio vicino di poltrona, tira fuori un note book mac e si mette a fare i suoi affari. Così scopro che si chiama alessandro, che fa l'ingegnere che è nato a settembre che è fidanzato con una che chiama amor ma al contempo chatta con un'altra forse siciliana che chiama trilly e a cui domanda che hai fatto tutta qt settimana che non ci siamo sentiti? Le racconta del film Milk che ha visto. Poi scopro anche che gira per università, che è un ricercatore e che sa fare calcoli abbastanza complicati. Indossa un paio di pelotas marroni, ha tanti amici su facebook nelle cui pagine si presenta con una foto in cui lui è in barca e indossa occhiali scuri. Non ci siamo mai parlati. So talmente abbastanza di lui da aver perso ogni interesse.
Perdo interesse per cose di cui finalmente ho appreso origine, misure e peso. Mi sono resa conto della banalità del tutto, di cose che credevo preziose, uniche, fortunosissime, cose capitate solo a me per una strana magia. Invece erano fortune un po' tarocche. Non posso farci niente. Era bello credere diversamente, poi sono rimasta delusa ma ora anche un po' sollevata. Autorizzano anche me ad essere giulivamente mediocre: faccio questa scelta, per controbilanciare.
Così mi trovo ai tavolini di un bar da esiliati in un posto che non conosco, a giustificarmi, a fare quello che fanno tutti.
Voglio essere come sono tutti.
Questo impone la crisi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

...finalmente, sei tornata.
ho provato due volte a chiamarti sabato mattina, ma era staccato. poi non ho insistito, che ho pensato che ti saresti fatta viva tu.
un abbraccio grande.
mostra

Anonimo ha detto...

ciao. mi fa piacere che leggi alice munro, che ti avevo consigliato nei commenti del blog una volta che chiedevi un consiglio di lettura. Molto probabile che non sia stato il mio consiglio ad influenzarti, ma questo ad ulteriore dimostrazione che noi che ci dilettiamo dei blog poi alla fine siamo dei grandi egocentristi!

mental-voyager ha detto...

ciao scantini e ciao mostra.
Vi saluto caramente da giornate di grandissimo impegno.
però la sera è sempre bellissimo leggere.
Alice Munro è brava e incredibilmente attenta. C'è qualcosa di lei che mi fa pensare alla saggezza, una forma molto acuta di saggezza...:-)
A Mostra piacerebbe?
Un grosso bacio
zelda

outofrange ha detto...

esser come tutti!Sì.Sì.