lunedì 10 novembre 2008

HOMELAND


Non mi starò certo a vantare della fortunosa circostanza che ha voluto io vedessi, toccassi, annusassi Lou Reed e nemmeno dell'enorme privilegio di aver trovato i biglietti per assistere alla performance della di lui moglie Laurie Anderson, però tanto è.

Lou Reed mi è passato davanti due volte. Così ho potuto vedere che è trasandato come se avesse appena lasciato la sua stanza per andare a comprare un pacco di sigarette e appunto profuma di sigarette, alcol, sudore e gomma bruciata. Porta gli occhiali, è timido ed impaurito dalle persone, non credo usi uno sciampo di marca.

Laurie Anderson è di poco diversa da mia zia Pinuccia quando la vai a trovare un giovedì sera qualunque che stira fumando e guardano Pupo alla televisione. Braghe larghe, camicia, ballerine di velluto rosso fuoco, un non taglio di capelli ed una "enorme scienza" dentro le mani, la testa.

Il palco era minimale, anzi no, essenziale. Scuro, con i suoi due musicisti a latere, poi delle lucine sospese, le candele, lei col violino ed il leggio. Sopra il palco un piccolo rettangolare monitor su cui scorrevano le traduzioni della sua oratoria.

Ora, non è che io sia colta come i giornalisti di Gazzetta che fanno i paragoni con gli Uccelli di Aristofane e Uccellacci ed Uccellini di PP Pasolini, ma evidentemente il tema portante di tutta l'oratoria era la memoria e poi molte riflessioni anche politiche sui tempi che corrono, sull'america, sul modo di pensare della gente, così....senza pretese (secondo me. Dusty invece dice che è pretenziosa).

Laurie Anderson ha una voce meravigliosa, perfetta, precisa, pulita. Ha una voce rassicurante, universale. I suoi testi erano facili, ma anche poetici e commoventi e lei è una donna senza tempo, con l'esperienza di una vecchia ma la sensibilità e le speranze di una ragazza. io la vedevo come una ragazza sul palco anche perchè ha un ritmo, conosce un ritmo molto giovane perchè la sperimentazione è onotologicamente giovane, cioè io la trovo così.

La musica elettronica io la capisco ed è la mia musica perchè io sono stata giovane negli anni 90 e in quell'epoca facendo un percorso a ritroso, sono andata dai massive attack a brian eno, da Kruder&Dorfmaister ai Kraftwerk ed ho conosciuto Tricky prima di Afex Twin, ma in lui ho riconosciuto una pietra miliare del genere, una specie di totem o chissà che cazzo in mezzo alle onde elettroniche di quelle sere di Macchia Nera, di Brancaleone, di feste nei garage degli amici o in mezzo alla campagna coi Cornucopia che erano un gruppo di Dj del mio paese. Prima dei Daft Punk, prima degli Underwold, quasi vicino agli Underworld e poi da più grande sono approdata a Philip Glass ma ero già formata e sapevo distinguere ogni cosa con estrema lucidità.

Ho conosciuto Big Science grazie a Brian Eno e Brian Eno grazie a David Byrne e David Byrne grazie all'avvocato dove facevo pratica che una volta mi scrisse ai bordi di un verbale, che dovevo ascoltare In the bush of ghosts (e poi l'ho incontrato anche al concerto di laurie Anderson ma lui non mi ha visto).

I percorsi della formazione musicale sono buffi e casuali. Gente che viene e ti porta il suo gusto e tu decidi in un momento, in una sera, se farlo tuo.

Io da giovane, nel 1993 ho conosciuto un ragazzo che si chiamava Renzo. Lui mi faceva delle tdk con la musica di Leonard Cohen e poi suonava la chitarra e una volta ad una cosa dell'Arci, quando la cosa dell'Arci era finita, siamo rimasti in disparte e lui mi ha cantato e suonato Satelite of love ed io ho così conosciuto Lou reed (ma lui stette ben attento a non dire una parola su Nico).

Nel 1998 ho conosciuto all'università un ragazzo che si chiamava Fabio, lui mi ha fatto ascoltare una canzone di Nico che si chiamava Femme Fatale, così sono stata di Nico.

Nel 1999 una ragazza erasmus di nome Karine che dio solo sa perchè dormisse a casa nostra su un'amaca tra due colonne del corridoio, mi fece una tdk con il disco Transformer. Mi tornò in mente Satelite of love ed un sacco di pezzi si composero nell'enorme mosaico della mia testa cinese.

Mi rendo conto che sto divagando, ma anche non sono completamente fuori tema perchè Homeland parte dalla storia della memoria (un uccello tra gli uccelli che planano nello spazio che non conosce terra, non sa dove seppelire suo padre non essendoci terra e allora lo seppellisce nella propria nuca e così nasce per la prima volta il ricordo, la memoria). Io durante il concerto ho pensato a tutto e anche ai viaggi che ho fatto.

Soprattutto mi è tornata in mente NY perchè Laurie Anderson porta moltissimo la sua Homeland dentro di sè e nelle sua musica e anche Lou Reed.

Sono andata a NY nel 2006, quando sono diventata avvocato. Non ero nè triste nè felice, ero stanca. L'America era lontanissima, in una settimana ho fatto tantissime esperienze come quella di essere malata nella stanza di un hotel sull'altra faccia della terra. L'esperienza del freddo del caldo del non mangiare e del farmi sistemare i capelli dalle ragzze portoricane. L'esperienza di Tiffany e quella di lasciare un uomo senza dirglielo, senza che lui lo sapesse, mentre tornavo da Ellis Iland perchè in quel breve tragitto di traghetto avevo capito tante cose e mi era ad un tratto perfettamente chiaro dove non volevo andare mai più.

Mi sono tornati in mente Renzo (che ora ha un figlio), Fabio (che ora vive all'estero), Karine (che era di Parigi ma voleva vivere a Martina Franca), Susanna (con cui ho viaggiato moltissimo e che chiamo di notte), Marco (che dopo NY non ho più visto), l'avv. della pratica forense (che incontro spesso al lavoro) e tutta la musica che ho condiviso con loro. Veramente un sacco di musica. Come se la musica fosse alla stregua dell'acqua, una percentuale fondamentalmente significativa della nostra vita.

Nella mia vita del presente c'è il ragazzo con la barba che non odora più di cancelleria Stedler e ha le basette sempre meglio definite (non più merluzzi morti ai lati del viso). C'è il ragazzo con la barba con cui vado ai concerti e con cui faccio tutte le altre cose della vita, la cui presenza mi commuove dacchè conferisce un senso a Lou reed quando canta insieme a sua moglie, I'll be your mirror perchè è quello che anche noi ci diciamo reciprocamente (e talvolta è una minaccia?).

Un ragazzo che mi auguro non diemntichi mai la preziosa (ma perduta) arte della conversazione perchè ne ho moltissimo bisogno.

Per continuare ad adorare questo presente e a non rimpiangere niente di niente di quanto ho depositao nella nuca (il mio piccolo cimitero), per continuare a guardare quel deposito con il consueto sano distacco, come si guardano i film anche se sono i tuoi.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

...i'll be yot mirror è una minaccia...:-)

Aboutstripes ha detto...

I'll be your mirror è una minaccia e in ogni caso io ho sempre sospettato delle persone che adorano musica composta troppe decadi prima della loro nascita. tutte le cose che hai scritto hanno un rigore e una chiarezza che ti invidio ogni qual volta mi capiti di leggere roba tua. sembri calma nello scrivere di cose che sono tutto fuorché tranquille. boh forse non era questo il caso specifico ma tant'è.
laurie e lou, un bel po' di assonanza anche nei nomi, me li sono persi entrambi qui a milano (lui da solo ma anche con lei al film festival).
scaricare musica mi avvilisce ma è indispensabile e ora grazie a te mi scaricherò musica pretenziosa, sì, ha ragione dus.

Giulio "Radical Dreamer" Palermo ha detto...

Fai bene, Be Kind Rewind, anch'io sospetterei di me stesso.
Anzi, lo faccio già.
Le centinaia di dischi che ho comprato in questi ultimi due anni facendo la cresta sulla spesa mi guardano con l'odio di chi è stato acquistato mentre era in offerta speciale, e medita vendetta facendo infatuare di sé il primo visitatore di Casa Radical che lo osservi anche solo per caso.

Il segreto della calma di Zelda è il Valium che permea il suolo pugliese e agisce fin per via cutanea, trasmettendosi dalle piante dei piedi fino al cielo assolato, con i nostri respiri.

(Nota bene: essendo l'illustre sottoscritto di Milano e non Monopoli, l'uso del "nostri" è indebito, un'estremizzazione del plurale maiestatis i cui eventuali collegamenti con la poetica di Keats lascerò al lettore da tracciare per esercizio.)

mental-voyager ha detto...

giulio, sei un genio (ma già lo sai e forse te ne rammarichi).
ultimamente sono andata a roma e ho pensato a keats. sapresti dire perchè?

Aboutstripes ha detto...

ho scaricato (!) tutto glass e ora sto ascoltando "dracula". mamma mia che meraviglia. ricordavo altri post in cui parlavi di glass e dicevi che la sua musica è una calligrafia.
ora capisco cosa intendevi.

Giulio "Radical Dreamer" Palermo ha detto...

Curiosamente, la prima cosa che mi viene in mente quando penso a Roma è una frase di Pirandello, scritta ne Il Fu Mattia Pascal: i papi ne avevano fatto - a modo loro, s'intende - un'acquasantiera; noi italiani ne abbiamo
fatto, a modo nostro, un portacenere.

Probabilmente, questa scarnificazione della bellezza e del classicismo, che obbliga l'immaginazione a ricomporre il quadro totale delle cose, è in qualche modo collegata con l'astrazione estetica dell'Ode su un'Urna Greca.
Ma sto sparando, prendimi con le molle.

Anonimo ha detto...

...che bella l'immagine della trasformazione del 'ragazzo' ...

ma
soprattutto

la tua, è una meraviglia assoluta.

baci, mostrella

mental-voyager ha detto...

Mostra! ma hai letto Giulio???? Un giorno molto vicino ci pavoneggeremo della sua amicizia sulle pagine di Repubblica!

Anonimo ha detto...

belle queste divagazioni e percorsi musicali !
ciao

Scantini

Aboutstripes ha detto...

meglio sul manifesto già che ci sei.