sabato 1 novembre 2008

L'UOMO CHE AMA un film di M.S. Tognazzi



Ieri sera siamo andati al cinema a vedere questo film di Maria Sole Tognazzi della cui esistenza mi sono ricordata giusto qualche tempo prima del film grazie al romanzo di Teresa Ciabatti.

Me la immagino timida e castana sempre giovane e con la camicia bianca, poi mi accorgo che faccio confusione con Sofia Coppola di cui invece ho visto tutti i film senza sapere che fossero i suoi.


Non me ne abbiano le registe dacchè culturalmente sono una capra e fruisco del cinema e della letteratura, dell'arte in generale, in maniera casuale e acritica. Non ho opinioni e normalmente, come una vera unna, delle cose sono in grado di dire solo mi piace non mi piace senza argomentazione alcuna.

Non per niente uno poi di lavoro fa...invece di...


Comunque sia, l'intero film si poggia su Favino Pier Francesco, uno degli uomini più sexi, più machi, più rappresentativi di questi nostri cinematografici e italiani tempi.


Lui veramente è un fico della madonna ed è anche di una sconcertante bravura e professionalità.

Non ho mai visto nessuno piangere come lui, incazzarsi come lui e fingere di vivere le storie dei film come fa lui. Ma soprattutto quando sta per scoppiare a piangere, quella è una cosa che mi colpisce moltissimo come la fa Favino. Con l'occhio che gli trema da dentro, la faccia che si dilata come prima del crolllo di una diga ed è inutile, la donna spettatrice si perde nella di lui interpretazione....


Comunque il film ha una simpatica struttura narrativa nel senso che all'inizio, quello che tu pensi sia l'inizio della storia, invece è la fine ma lo capisci alla fine, quando la storia finisce.


La storia parla dell'amore e della convivenza che ci è imposta con questo sentimento che è una sorta di esaurimento nervoso ma anche l'unico motivo per cui facciamo tutto il resto. Ovviamente esso ha una serie di effetti, conseguenze, controindicazioni e nostro malgrado talvolta ci rende carnefici, altre volte vittime.

E mentre siamo carnefici tendiamo tutto a minimizzare dicendo sono cose che capitano perchè così è la vita e andiamo avanti e ci facciamo i nostri beati cazzi, mentre quando siamo vittime assaporiamo fino in fondo il luttuoso sfacelo dell'abbandono con tutta la scia di sventure che si porta dietro come un corredo funebre, come un'eredità crudele, come se non bastasse tutto il resto.


Insomma Favino stava con la Bellucci.

Non è un caso che MS Tognazzi scelga la Bellucci per questo ruolo.

Come spesso accade nella realtà, donne strafiche come la Bellucci (di cui si vede giusto una mezza tetta sotto la doccia e poi molti primi intensi e mori primi piani dove lei è truccata benissimo e ha i capelli perfettamente castani e schiacciati alle radici come i miei mai potranno essere nella vita), creative (lei organizza le mostre, è un'artista!), affettuose, intraprendenti, ansiose di offrire al compagno un futuro di condivisione, di case più luminose, di pasti regolari e soprattutto di figli e stabilità, vengano mollate da un giorno all'altro senza un motivo preciso.

L'uomo forse si stufa di tutto il benessere le la stabilità che queste donne portano con sè. L'uomo comincia a sentirsi ansioso e insonne perchè inconsciamente sa che sta per fare una enorme cazzata mollando una strada sicura per un futuro incerto e di cene a base di contorni findus. Ma pure non può fare a meno e allora, approfottando della fortunosa circosatanza che la Bellucci non riesce a rimanere incinta, la molla (per tutto il tempo continuavo a chiedermi se la casa appena acquistata fosse rimasta a lei o a lui, se avessero già stipulato il contratto preliminare e il relativo mutuo e come si sarebbero regolati per le obbligazioni assunte).

A quersto punto MS Tognazzi se ne frega della Bellucci di cui non sappiamo più niente. Possiamo solo immaginare che come tutti, abbia passato un bel periodo di merda, senza figlio, abbandonata da Favino e forse senza nemmeno più la casa nuova. Ma di lei La Tognazzi se ne frega alla grande forse soddisfatta di aver servito ad una bonazza del genere una sorte cinematografica così crudele ed esemplare.

Di lei rimane solo una pinzetta per capelli in un cassetto.

Favino, da libero, una volta risolto il problema di liberarsi della Bellucci, una volta che suo fratello ha superato un serio problema di salute, se ne va in giro per Torino tutto contento e più fico che mai. Come spesso accade alle persone in questo stato di grazia, si imbatte in una bella cicognona rossa che lavora alla reception di un hotel. E' amore. Lei ha sei metri di gambe ed un'accento esotico, i capelli perfettamente tinti e cammina sui tacchi a spillo come se nella vita non avesse fatto altro che servire Yves Saint Laurent in passerella.

Insomma è veramente la donna ideale per chiunque.

Infatti non fanno che fare sesso per tutta la notte e lui davvero con lei sta benissimo. Lei dal suo canto esercita quella diabolica irritante tattica del bastone e la carota quindi nonostante belle cene, belle parole e tutto il resto, continua a farsi la sua vita, si rifiuta di vivere con Favino, di conoscere i suoi genitori e insomma è quella che ama di meno quindi ha più potere e se ne compiace alla grande. Alla fine, si rimette addirittura col suo ex di cui sembra idiotamente innamorata ma forse anche inevitabilmente innamorata visto che lui è sposato con figli e a certe donne le cose piacciono così. A certe donne se non le fanno sputare sangue non si sentono abbastanza innamorate. Cicognona è così infatti lascia Favino anche detto L'Uomo Sicuro e se ne torna dal suo amore complicato offrendo a Favino l'opportunità di capire cosa ha combinato quando ha lasciato la Bellucci.

Favino infatti passa un vero periodo di merda affrontando tutti i vari gradini della disperazione.

Il personaggio più interessante del film è la dott.ssa Campo ovvero la datrice di lavoro di Favino una donna in cui mi sono molto immedesimata nonostante la magrezza e la vecchiaia della stessa (ma forse anche io, dentro di me, sono secca e anziana). Questa donna è di mirabile antipatia, è una stronza impietosa e tratta tutti con enorme sufficienza. In realtà è stata mollata dal marito da due anni e sull'argomento la sa lunga.

Ad un certo punto dice una cosa molto vera e cioè che quando si viene lasciati è come un lutto, dicono. Ma in realtà è peggio di un lutto perchè se l'altro muore te ne fai una ragione e non è mica colpa tua. Soffri stai male, ma intanto la vita che ti resta ti consola ed è più forte e ti fa andare avanti. Ma quando l'altro ti lascia (magari per un'altra) beh è molto diverso perchè questo gran stronzo ha deciso scientemente di mollarti e tu non gli piaci più e tu non conti più un cazzo e non contano le promesse e le cose fatte assieme fino a quel momento e non esiste ragione o torto o discussione e soluzione, si è stufato di te e se ne è andato. Ha preferito la precarietà della solitudine alla gran rottura della quotidianeità con te o peggio, ha trovato qualcuno che ha reputato migliore di te, con cui adesso mangia, scopa, dorme, ride, viaggia, costrusce il futuro dove tu non ci sei ed è come se non ci fossi mai stato. Tu passi il tempo a dirti è colpa mia, non valgo un cazzo, ho fallito. Poi, dopo questa fase cominci ad abituarti al dolore e ci convivi ed è una straziante convivenza.

Molte persone dopo questa esperienza cambiano definitivamente e diventano diverse che non è sempre un male. Non è una esperienza che fanno tutti ma secondo me chi non la fa è un po' incompleto come essere umano. Cioè non potrà mai sapere che resistenza ha, quanto è in grado di sopportare, quanto bene vuole a se stesso e che capacità di ripresa ha.

Io penso che poi questo dolore se ne va e amiamo di nuovo. Se uno è intelligente e tiene a se stesso, se uno ama la vita, se uno non è uno squilibrato, prima o poi torna ad amare.

Io per esempio sono tornata ad amare.

Ovviamente non ho mai nè dimenticato nè tantomeno perdonato ma sono contenta perchè ho scoperto che il dolre mi rende particolarmente intelligente e creativa mentre quando sto bene, sinceramente tendo ad essere abbastanza noiosa ed ordinaria.

La maggior parte della gente noiosa e ordinaria è quella a cui nella vita va tutto bene.

C'è anche molta gente che pagherebbe per essere ordinaria e noiosa perchè non ne può più di disgrazie che però rendono simpatici, sociali, interessanti e immancabili nelle liste dei party.

Nel film c'è anche un'altra storia che è quella di Carlo il fratello di Favino. E' ghei, è in gamba è malato ed è positivo, è maturo, è intelligente ed è estremamente costruttivo. E' un personaggio privo di credibilità, quindi. Però fa bene al film e a suo modo assume un ruolo didascalico.

A me il film è piaciuto.

Non ho mai capito tanto bene un film (perchè è un film semplice).

Volevo poi discuterne con Dusty, ma lui come tutti gli uomini tende ad essere estremamente minimalista nell'esprimere i suoi sentimenti (ti amo tantissimo, sto bene con te, pomiciamo un pochino?) e quando formulo dei quesiti si limta a ripondere si, no, certe volte.....

Per me è sufficiente.

Per il resto, si va al cinema.

3 commenti:

Giulio "Radical Dreamer" Palermo ha detto...

"Non ho mai capito tanto bene un film..."
Non a caso, è l'apoteosi della banalità.
Raramente ho trovato un "film in cui non succede un cazzo" (genere che di per sé apprezzo) in cui ciò che non succede è di una mancanza di interesse a dir poco atroce.
E parimenti banali sono i personaggi, invischiati nella loro condizione borghese, sempre perfettini, mai fuori dal seminato, scontati. Le vicende si srotolano senza un minimo di compartecipazione emotiva da parte dello spettatore. Il fatto che alla colonna sonora ci sia Carmen Consoli (appropriata al film - e infatti, la disprezzo per gli stessi motivi) mi incita definitivamente all'omicidio della Tognazzi.

In breve, se davvero mi elogi L'uomo che ama, hai un serio bisogno di essere seguita...

Anonimo ha detto...

io il film non l'ho visto, giacchè in questo periodo non vedo altro che il mio ufficio e casa mia (poco e sempre ad orari improbabili).
l'ha visto il padre del mostro che ha 65 anni e, sebbene in termini più eleganti di quelli di giulio, più o meno ha detto la stessa cosa, ossia che è un film banale e noioso.
eppur tuttavia comprendo bene quel che la tenutaria del blog ha scritto, soprattutto la questione che essere lasciati è peggio di un lutto.
a me invece Carmen Consoli piace assai.
un saluto ed un abbraccio da lontano, con la luce del sole, che oggi è tornato a splendere dopo le secchiellate di acqua dei giorni scorsi...
mostra

mental-voyager ha detto...

Allora, a me non sembra di aver detto che questo film è un capolavoro. L'ho visto. E' un film facile, non mi ha fatto schifo alla stregua di No Problema, per intederci, però non è nemmeno un film di merda. Mio padre l'ha definito un film scolastico e pieno di forzature. E vabbè!
Giulio tu sei un intransigente dannato criticone!
Ciao a tutti (mostra coraggio!)