lunedì 21 luglio 2008

BORIS VIAN, una poesia


A tutti i ragazzi

che son partiti

con lo zaino in spalla nella nebbia d’un mattino d’aprile

vorrei fare il monumento

a tutti i ragazzi che hanno pianto

con lo zaino in spalla gli occhi bassi sulla tristezza

vorrei fare il monumento
non di marmo, nè di cemento, nè di bronzo

che si fa verde sotto il morso acuto del tempo

un monumento del loro dolore

un monumento del loro terrore e del loro stupore
ecco il mondo profumato,

pieno di risa pieno di uccelli blu,

di colpo cancellato da uno sparo

un mondo nuovo dove sotto un corpo

che cade s’apre una macchia di sangue.
Ma a tutti quelli che son rimasti coi piedi al caldo

nei loro uffici a calcolare i profitti della guerra

che hanno voluto

a tutti i grossi,

tutti i cornuti che trascinano la pancia nella via e contano,

contano quei soldi.
A tutti quelli

innalzerei il monumento

adatto a loro con la spranga,

con la folgore,

coi calci,

coi pugni

con le parole che incolleranno alle loro rughe

ai loro doppi menti

marchio di vergogna e di fango.

***

"Mentre molti frequentavano l'università,

acuni si suicidavano in garage,

lasciando come ultime volontà,

i versi di Vian!"

Luci della Centrale Elettrica

1 commento:

Aboutstripes ha detto...

beh... ormai è loop globale, se leggi da me te ne fai un'idea.