venerdì 13 giugno 2008

IL DIVO

Ogni anno, per l'Immacolata vado a Roma a trovare mia sorella.
Spesso facciamo colazione a piazza Navona prima di andare in via del Governo Vecchio dove passiamo la mattina per negozi.
Prima di pranzare al Cul de sac e prima di cambiare completamente zona per il pomeriggio che è tempo di s. Lorenzo in Lucina e quei bar e quelle boutique un po' diverse.

La macchina era nera e lunga e pulita.
Lui stava dentro ranicchiato e silenzioso.
Lui stava curvo come sempre ed era nero e mi tornavano in mente le parole di Aldo Moro quando battevano sull'assoluta assenza di palpito umano.
La freddezza, il rigore, l'(apparente) assenza di vita, di umanità, di calore.

Servillo è stato bravissimo.
Non so come abbia potuto fare a calarsi in questo modo nella palude scura della personalità di un altro, di una persona che è ancora viva e che pertanto in nessun modo gode dell'indulgenza della memoria collettiva.
Sorrentino è un genio.
E' un poeta crudo. E' un narratore inesorabile della sua verità
E temo che tutto il film abbia come unico fulcro il tema della verità.
La relatività della stessa e del concentto stesso della liceità di essa.
La verità è sempre bene?
E come si fa a dire con certezza dove finisce il bene e comincia il male?
E' vero che il bene è il solo strumento per il fine bene?
O può essere che il male talvolta è l'unico strumento per il fine bene?
Nessuno, della mia generazione, può rimanere indfferente al viaggio che il film offre.
Nessuno può prescindere dalle riflessioni anche banali che il film evoca.
Come nessuno della mia generazione potrà riprendersi dalla paura, dai brividi di certi ricordi e troverà mai consolazione nella Storia che certe volte appare semplicemente priva di senso.
Alcuni eventi, ci lasceranno senza riscatto e costituiscono buchi neri nei quali ci si perde.
Come tutti gli eventi, sono fatti di Uomini alcuni vivi ,alcuni morti.
Di essi possiamo solo osservare uno dei possibili profili e rimanere ancora senza risposte (pazienza).

Il film non prentende di fornire nessuna risposta e nemmeno una possibile chiave di lettura.
Il film è un occasione ben spesa (a differenza di quello che all'epoca fu il deludente Caimano, occasione sprecata).
L'ironia, che era doverosa considerato il perosonaggio, è stata dosata perfettamente.
Non ho riscontrato sbavature.
L'equilibrio è magistrale.

(10 e lode alla Bonaiuto e a Cirino Pomicino)

3 commenti:

Krapp ha detto...

La scena che più mi ha colpito è stata quella dell'elezione di Scalfaro e la conseguente sconfitta di Andreotti. Fu la prima elezione a presidente della repubblica che ricordo, i primi discorsi di politica alle scuole medie. Film stupendo, peccato che sono andato a cinema crollando dal sonno.
Ma noi quando recuperiamo la nostra sana abitudine cinematografica? :)

Krapp ha detto...

Dimenticavo, concordo per il 10 e lode a Pomicino :)

mental-voyager ha detto...

a me la cosa che mi ha confortata più di tutte è stata quando sorrentino ha rappresentato La Paura di Andreotti. Le notti passate a camminare. L'impossibilità di dormire (anche a Mosca). Anche per Andreotti la notte era un momento critico, di disfacimento della relatà e delle sue maschere.
Di notte siamo tutti uguali. Tutti fragili e psicopatici.